«L’acqua è di tutti, eppure nel nostro mondo e nel nostro territorio un ristretto gruppo di persone vuole accaparrarsi questo bene essenziale. Chiediamo, pertanto, una gestione trasparente». L’appello-denuncia è a firma della Coop. Quetzal, Ass. Don Puglisi, Ass. Speleo Club Ragusa, Ass. Piccoli Fratelli, Anffas, Ass. La Goccia, Gruppo Scout Modica 2, A.V.C.M. e Caritas Cittadina di Modica, che hanno stilato un quadro della gestione dell’acqua, per la quale sono in atto, a loro dire, numerosi processi di privatizzazione.
«Nel mondo – spiegano – le multinazionali hanno messo da tempo le mani sull’acqua. Nel nostro Paese sono stati introdotti gli Ato (ambiti territoriali ottimali) per ottimizzare le risorse, introducendo una logica di mercato che rischia di trasformare l’acqua da bene comune a bene appetibile per interessi privati, tanto più che c’è oggi la possibilità di utilizzare una pioggia mai vista di risorse europee; basti pensare a 504 milioni di euro in trent’anni solo per la provincia di Ragusa». Ciò che preoccupa è che in provincia si sta avviando l’Ato idrico, «che, nella forma – sostengono i firmatari del documento – è una Società per Azioni a gestione mista, con una risicata maggioranza pubblica nel Consiglio di amministrazione (5 su 9), ma nella sostanza quasi tutto andrebbe in mano ai privati e sicuramente vincerebbero le potenti multinazionali, che tanta parte hanno avuto, ad esempio, in Congo, dove la città capoluogo di Butembo-Beni è stata privata dell’acqua potabile proprio dalle multinazionali che producono le ‘nostre’ bibite».
Un allarme forte, che aveva visto, solo qualche tempo fa, una raccolta di 16.000 firme, su iniziativa della ‘Rete dei diritti e della partecipazione’, dei sindacati e di alcuni partiti, per chiedere di rivedere radicalmente l’impostazione dell’Ato idrico e un confronto con le forze sociali, «ed anche sette Consigli comunali – informano i firmatari dell’appello-denuncia – si sono opposti con voto trasversale ai partiti, ma subito la Regione ha mandato commissari ad acta per superare l’opposizione». Una visione tragica, questa, di ciò che potrebbe accadere, «con l’affidamento – secondo quest’analisi – alle multinazionali della nomina di management e direttore aziendale e la gestione della distribuzione dell’acqua, dei lavori collegati, come captazione, condutture, rete idrica e fognaria, e delle tariffe, che, nei luoghi in cui sono state adottate simili soluzioni, sono triplicate, mentre i bilanci presentano altissimi passivi».
VALENTINA RAFFA