MODICA – Quando l’acqua modella il volto e l’urbanistica della città. Modica ne è un esempio e le scelte fatte subito dopo l’alluvione del 1902 ne sono ancora una testimonianza. I corsi dei due torrenti che attraversano la città sono stati incanalati e la città assunse un altro volto grazie alla copertura degli alvei. Scomparvero i ponti che passavano da una parte all’altra e le acque da allora scorrono nel ventre della città. Quella che era stata denominata la Venezia del Sud, proprio per i suoi ponti e le sue acque, assunse un aspetto più moderno ed è stata consegnata al nuovo secolo.
Ivana Mulatero, docente, giornalista e critico d’arte ha rivisitato la storia di Modica, parlando anche del legame tra arte ed installazioni nel corso della conferenza tenuta nella Domus Petri, nell’ambito del progetto «Il segno dell’acqua», avviato dal corso artistico del Liceo "Campailla".
Il progetto si è sviluppato nel corso dell’anno scolastico ed ha costituito una riflessione sulle trasformazioni ed i condizionamenti subiti dalla città per via della presenza dei suoi due torrenti.
La conferenza, tuttavia, non ha esaurito il progetto. Si continua la prossima settimana grazie ad una serie di installazioni preparata da alcune classi del Liceo artistico. Le installazioni saranno presentate nei luoghi simbolo della città e negli atri di alcuni palazzi, tra cui Palazzo Grimaldi e Palazzo San Domenico, proprio per testimoniare il lavoro di approfondimento del tema e la consapevolezza che gli studenti hanno maturato su un tema di grande attrattiva. Le installazioni, create con i materiali più diversi, ferro, vetro, legno, vogliono offrire al pubblico, ma anche agli amministratori, la possibilità di una riflessione sul passato, ma anche sul futuro della città.