Nei locali dell’Opera Pia Carpentieri, in Via Francesco Mormina Penna
Continua la mostra etnografica “Il bianco e il nero” organizzata, presso i locali dell’Opera Pia Carpentieri, in Via Francesco Mormina Penna a Scicli, dall’Associazione culturale “L’Isola” con il patrocinio dell’assessorato alle politiche di promozione e sviluppo del Comune di Scicli, retto da Giovanni Savà, e della Rete Museale Etnografica Iblea. L’apertura è stata, infatti, prorogata fino al 10 dicembre per consentire anche alle scolaresche di poterla visitare e conoscere un aspetto importante della storia del costume siciliano e del territorio ibleo in particolare.
Nel corso delle tre settimane di apertura, la mostra ha catalizzato l’attenzione di un pubblico numeroso e sempre attento che ha potuto così osservare alcune delle caratteristiche più salienti del modo di vestirsi in Sicilia dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Ribaltando quella che è la logica espositiva di una semplice collezione di costumi antichi, la mostra ha posto al centro dell’interesse non l’abito ma due colori fondamentali nella cultura umana, il bianco e il nero, carichi di significati simbolici primordiali che ancora permangono nella struttura conoscitiva ed espressiva di ogni giorno. Su queste due forti e contrastanti tonalità cromatiche è stata disposta la materia e la struttura narrativa della mostra: da una parte la biancheria intima, il corredo, l’abito da sposa, dall’altra la copertura esterna, austera ma, al contempo, anche elegante e, a volte, semplice. Fa bella mostra di sé, in un angolo della seconda sala, un telaio ancora funzionante, fonte, in passato, della maggior parte del bianco corredo delle famiglie del luogo. Dall’altra un calesse con accanto una coppia in abiti da festa. Non mancano le curiosità come una mantella, rigorosamente scura, che le donne del luogo indossavano per il giorno del loro matrimonio e che poi avrebbero portato, per uscire, la domenica e nei giorni di festa. La terza sala è riservata, invece, alla storia della biancheria intima e dei cappelli. Si va, così, dai corsetti, veri strumenti di tortura in cui, una volta, veniva ingabbiato il corpo femminile, ai primi reggiseno, apparsi nei primi anni del Novecento e diffusisi dagli anni Venti in poi; dai matinè e liseuse alle camicie da notte. E infine i cappelli, dai primi anni del Novecento fino agli anni Cinquanta: bianchi, neri, di paglia, di feltro, ornati con piume o fiori finti, portati a calotta o inclinati su di un lato. Al centro della sala troneggiano, tra veli di tulle bianco e nero, come sintesi simbolica della mostra, un abito da sera, rigorosamente nero, e un bianco abito da sposa, entrambi degli anni Cinquanta. Frutto di una ricerca attenta e meticolosa condotta nel territorio ibleo oramai da quasi un decennio, ingentilita da un allestimento elegante e ricercato, la mostra conferma ancora una volta il valore dell’attività di ricerca e l’impegno profuso dall’associazione culturale “L’Isola” nell’ambito della cultura etnografica.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dalle ore 19.00 alle ore 21.30 fino al 17 settembre, per continuare poi con orari autunnali: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10,00 alle ore 12,30 e dalle ore 17,00 alle ore 20,00. Per comitive è possibile prenotare visite guidate telefonando alla cooperativa “L’Isola” (tel. 334 39 87 804), oppure all’Ufficio Cultura Comune di Scicli, tel. 0932 839608.
Giuseppe Sava’