Modica: Le trivellazioni nel val di Noto inducono a confusione nell’opinione pubblica, secondo Giancarlo Poidiomani

La questione delle trivellazioni nel Val di Noto sembra aver assunto contorni tra il serio e il faceto, ingenerando confusione nell’opinione pubblica proprio su tematiche così importanti come lo sviluppo energetico e la tutela e valorizzazione dell’ ambiente. Da un lato il padre di Montalbano, lo scrittore siciliano Camilleri, il cui appello sensazionalistico ha ingenerato timori ingiustificati parlando di trivellazioni sotto le Chiese barocche e della conseguente inutilità dell’aeroporto di Comiso. Dall’altra parte i proclami di un Governatore che prima autorizza un decreto di un suo assessore regionale, poi lo blocca, e infine annuncia la rinuncia, non vera, della Phanter alle trivellazioni. Siamo fortemente convinti che di proclami e di appelli sensazionalistici e demagogici, pro o contro, se ne siano fatti fin troppi, e che sarebbe invece opportuna una discussione seria sul futuro della nostra terra. In verità il decreto concesso nel marzo 2004 dall’Assessore all’Industria Marina Noè autorizzava la società americana a ricercare, e eventualmente ad estrarre, idrocarburi gassosi in un territorio di circa 746 Km quadrati. La ricerca interessa non già le città, ma le campagne e le zone rurali del comprensorio, e prevede fori di un diametro inferiore ai 50 cm su cui posizionare le trivelle. Ciò dimostra che le trivelle, peraltro già esistenti nella nostra provincia da decenni e sulle quali nessuno ha mai levato scudi, non interesserebbero in alcun modo i nostri gioielli barocchi. Inoltre la ricerca riguarda idrocarburi gassosi, la cui estrazione è molto meno invasiva di quella del petrolio. Sarebbe la stessa società ad avere interesse a non disperdere ciò che si estrae, e le nuove tecnologie di estrazione garantiscono alti limiti di sicurezza. Non si può negare che la nostra è una società fortemente legata ai combustibili fossili. Tutta la nostra economia, il nostro modo di vivere, ruota attorno a questa contestatissima fonte energetica. Lo sviluppo delle fonti alternative deve essere assecondato e accelerato, ma di petrolio e gas faremo ancora molto uso, salvo volere negare il nostro modello economico. Se la nostra terra è ricca di risorse energetiche (soprattutto se meno inquinanti come il gas metano) non crediamo sia giusto lasciarle giacere sottoterra se non esistono motivi veri che ne sconsiglino l’estrazione. Nel caso specifico non si parla di costruire nuove raffinerie ma soltanto di portare alla luce del sole del gas e incanalarlo in gasdotti. Il problema riguarda il modo in cui si è sviluppata questa vicenda. Il decreto emanato dalla Regione rappresenta un atto unilaterale inaccettabile, e lo dimostrano le critiche che lo stesso assessore al turismo Granata sollevò ai tempi. Un atto che rischia di costare alla Regione molto denaro pubblico anche a causa del contenzioso aperto dalla Phanter a seguito della sospensione che la Regione, con la delibera 220 del 20 maggio 2005, ha imposto alle trivellazioni. Un balletto di autorizzazioni, di sospensioni e di critiche, che dimostra la totale mancanza di coordinamento all’interno della nostra amministrazione Regionale, e la mancanza di una seria politica energetica e di sviluppo coerente e di lungo periodo. Infine, il nostro Governatore Cuffaro annunzia, entusiasta, che la Phanter ha deciso di non trivellare. Il Governatore, il cui bluff è stato ormai scoperto da tutta la stampa, farebbe bene a ricordare che l’autorizzazione è della sua giunta. Inoltre, non è affatto vero che la Phanter ha rinunciato a trivellare. La compagnia texana ha soltanto comunicato di rinunciare a trivellare nella zona circostante Noto e nella zona limitrofa alla riserva di Vendicari (pari a 86 kmq), ma non nell’area ragusana (il resto dei 746 kmq in concessione). Questo risultato si sarebbe potuto raggiungere, con molto risparmio di tempo e di denaro pubblico, se quel decreto fosse stato concertato con gli enti locali. Ma alcuni sindaci, tra cui quello di Modica Torchi, hanno preferito l’opposizione demagogica a una seria politica del territorio che avrebbe dovuto invece puntare su una contrattazione efficace delle Royalties (le percentuali di guadagno sui prodotti estratti) e dei diritti di superficie, entrambe scandalosamente troppo basse, a tal punto da configurare una svendita del territorio. Quello che poteva essere un buon investimento è diventato una farsa nella quale il sindaco Torchi ha interpretato la parte del primo attore. Infatti il sindaco di Modica si è sempre opposto a tutti quei progetti che avrebbero potuto fare della nostra terra non solo un territorio patrimonio dell’UNESCO ma anche un modello avanzato dal punto di vista energetico (vedi le sue posizioni oltranziste contro l’eolico). Sulla questione dello sviluppo energetico e delle fonti alternative i DS e la Sinistra giovanile di Modica intendono avviare una discussione serena e costruttiva, aliena da posizioni ideologiche, per trovare soluzioni efficienti in grado di far risparmiare le imprese e le famiglie e di coniugare sviluppo e tutela dell’ambiente nella assoluta convinzione che l’indipendenza energetica sia un obbiettivo da perseguire nell’interesse del nostro sistema produttivo.

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