“E’ arrivato il momento che, nel centro sinistra, i tanti sussurri privati diventino una pubblica levata di scudi sulla problematica del ponte sullo Stretto di Messina. Le poche prese di posizione portate all’esterno, favorevoli alla realizzazione della storica infrastruttura, sono la punta dell’iceberg di un magma sotterraneo che ribolle fra i rappresentanti istituzionali, i dirigenti, gli elettori di una grande parte del centro sinistra che non fuoriesce perché tappato dal timore, o dal senso di responsabilità, di irritare la sinistra massimalista e creare instabilità nella coalizione. Il neonato Partito Democratico, oltre a rivestire le caratteristiche già note della partecipazione democratica e della semplificazione dello scenario politico, ne ha un’altra poco pubblicizzata ma fondamentale: è un partito federale. Quest’ultimo aspetto è essenziale per la Sicilia perché consente alla nuova classe dirigente del PD, alla luce del giorno, di compiere scelte che pur in apparente contrasto con le decisioni del governo centrale di fatto interpretano il sentimento comune di molti siciliani e si muovono verso la crescita e lo sviluppo dell’Isola. L’emendamento presentato nella finanziaria che prevede la soppressione della società “Stretto di Messina” può essere l’occasione, tardiva ma ancora possibile, di ricompattamento e di reazione della classe politica siciliana ai veti imposti da una parte di sinistra conservatrice e lontana dal comune sentire della gente. Anche il centro destra non è esente da colpe, perché ha strumentalizzato per fini politici, più che tentare di risolverla, la battaglia sul ponte. E’ semplicemente scandaloso “regalare” 500 milioni di euro a poche imprese – che possono diventare molti di più a seguito dei prevedibili contenziosi che nasceranno – e perdere il miliardo di euro promesso dall’UE mentre la Sicilia è completamente isolata dal resto d’Italia a causa dei lavori in corso sulla Salerno-Reggio Calabria, le autostrade del mare non accennano a decollare, l’alta velocità nelle ferrovie si ferma dall’altra parte dello Stretto, il sistema viario è incompleto e fatiscente. A questo punto, il ponte sullo Stretto diventa prioritario. E non solo. Adesso, con il nuovo scenario politico modificato dalla presenza del PD, è il momento di rilanciare e chiedere che insieme al ponte, in contemporanea, sia prevista anche la progettazione di tutte quelle opere di collegamento con l’infrastruttura, indispensabili per il suo funzionamento. Dobbiamo interrompere quel luogo comune, quella spirale che si avvita su se stessa secondo la quale il ponte non ha senso senza infrastrutture di collegamento con le arterie stradali e ferroviarie e siccome queste ultime non sono previste la realizzazione del ponte diventa inutile. Dobbiamo volare alto e cercare, con la forza che ci viene dal federalismo del PD, di aggregare quanto più consenso possibile fra le forze politiche attorno a questa proposta, sottolineando che lo sviluppo economico della nazione non può prescindere dalla crescita della Sicilia. La Sicilia è baricentrica all’interno dell’Area di libero scambio del Mediterraneo che prenderà il via nel prossimo 2010, diventerà la piattaforma logistica per le merci provenienti da tutto il mondo che, da qui, dovranno partire per raggiungere i mercati. Senza autostrade, ferrovie ed il ponte sullo Stretto di Messina tutto ciò non sarà realizzabile. Bisogna capire che ogni sforzo in più per aiutare la crescita dell’Isola, così come è avvenuto in Germania per il decollo della regione dell’Est, servirà all’Italia intera perché la Sicilia si trasformerà da palla al piede a volano della crescita nazionale.
L’onorevole Ammatuna interviene sulla soppressione della società “Stretto di Messina”.
- Ottobre 20, 2007
- 3:47 pm
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