L’onorevole Ammatuna affronta il problema dei Fondi strutturali europei

Il prossimo 11 dicembre si riunirà l’apposito Comitato tecnico di programmazione per approvare i criteri per l’utilizzo dei Fondi strutturali europei 2007-2013. I criteri individuati dal Comitato dovranno in seguito essere approvati in sequenza dal Governo Regionale e dall’Assemblea Regionale Siciliana. Una volta concluso l’iter i vari Assessorati regionali potranno emanare i bandi a cui tutti potranno concorrere. Questa prassi vale per la quasi totalità delle opere pubbliche ad eccezione dei porti, per i quali con ogni probabilità la ripartizione dei fondi avverrà direttamente ad opera del Presidente della Regione tramite il Dipartimento della Programmazione. Tutto ciò ha portato l’On. Roberto Ammatuna ad intervenire sull’argomento. “L’approssimarsi della scadenza per l’utilizzo dei Fondi strutturali europei 2007-2013 – afferma l’On. Ammatuna – pone con forza l’esigenza di invertire la tendenza che fino ad oggi ne ha caratterizzato l’impiego. In mancanza di una strategia comune, di una cabina di regia, in passato si è speso poco e male facendo defluire in mille rivoli improduttivi i finanziamenti ottenuti, trasformando un intervento a favore dello sviluppo e della crescita in attività assistenziale. I Fondi strutturali 2007-2013 sono, probabilmente, l’ultima occasione da prendere al volo, l’ultimo treno da non perdere e su cui salire per ottenere linfa economica essenziale alla realizzazione di progetti mirati per il comparto turistico, per il settore agricolo e per le infrastrutture. Occorre innanzitutto preordinare alla legittima richiesta del “quanto”, una visione strategica del “come” impegnare i Fondi strutturali. E’ necessario avviare un percorso improntato al principio di sussidiarietà, con i territori che avanzano le proposte – già frutto di una accurata selezione locale sia in termini di priorità che di fondi necessari – da discutere via via con regione e Stato. E questo percorso occorre che sia guidato dalla politica, non dalla burocrazia, che deve prima riuscire a fare sintesi delle aspettative delle forze economiche e sociali e poi porle, in maniera unitaria e con forza, agli altri interlocutori istituzionali. Servono idee chiare del territorio per una strategia comune che individui nell’agricoltura, nel turismo e nelle infrastrutture i settori di intervento, ai quali va aggiunta una valorizzazione del capitale umano, substrato essenziale per una realtà territoriale che deve mirare ad una economia basata su servizi di qualità. Dagli ultimi dati forniti da Unioncamere in tema di infrastrutture, se indichiamo con 100 il numero indice di tutta l’Italia per quanto riguarda strade, autostrade, porti e autoporti, la provincia di Lodi – prima in Italia – raggiunge quota 404,2, mentre quella di Ragusa – buona ultima – è al 24,8%. Questi dati si commentano da soli e rendono chiaramente l’idea della strozzatura che subisce il processo di sviluppo economico del la provincia di Ragusa. Per risalire la china e far acquistare concorrenzialità, sia al territorio nel suo insieme che ai singoli settori produttivi, occorre fare sistema, creare sinergie all’interno dei vari nodi di trasporto e fra questi ed i sistemi produttivi. Adesso che non c’è più l’Autorità di gestione del porto di Pozzallo, si può portare avanti il progetto redatto dal comune rivierasco che prevede non soltanto la messa in sicurezza della struttura portuale, obiettivo ridotto e per il quale non bastano nemmeno i 15 milioni di euro previsti per questa destinazione, ma sopratutto l’ipotesi di un suo ampliamento. Fra i Fondi previsti per i porti, che ammontano a circa 86 milioni di euro e che raddoppiano con i cofinanziamenti statali e regionali, occorre destinarne una parte rilevante allo sviluppo del porto di Pozzallo perchè solo così si potrà affrontare la sfida lanciata dall’istituzione, nel 2010, dell’Area di libero scambio nel Mediterraneo. Solo con un porto di Pozzallo efficiente e presente sui mercati internazionali dello shipping si potrà, tra l’altro, “blindare” la ferrovia ed evitare la chiusura di alcune tratte che collegano le realtà provinciali. L’aeroporto di Comiso, la cui apertura è prevista per il prossimo 30 aprile, rischia di rimanere una cattedrale nel deserto, isolato dalle principali arterie viarie di snodo che a loro volta – come nel caso della Ragusa /Catania piuttosto che dell’autostrada Siracusa /Gela – vanno rapidamente ampliate o completate. In tutto questo quadro non dobbiamo dimenticare, perché sono strategicamente importantissimi, l’Autoporto di Vittoria e la Piattaforma logistica retro-portuale di Pozzallo, opere per le quali i finanziamenti sono ancora insufficienti per il loro completamento. Prevedere inoltre i collegamenti necessari e servizi degni di questo nome per il costruendo porto di Marina di Ragusa è operazione non più procrastinabile. In agricoltura la ricerca e la sperimentazione, a supporto della fascia trasformata, sono condizioni necessarie al rilancio di un comparto che rappresenta una fetta rilevante dell’economia provinciale. Così come puntare su una promozione mirata, sulla crescita delle strutture ricettive e sulla destagionalizzazione rappresenta un obbligo per il decollo del comparto turistico, che potrà avvalersi anche della sinergia dovuta alla realizzazione delle opere infrastrutturali nei trasporti. Non si può più perdere ulteriore tempo. Occorre volare alto, muoversi con tempestività superando le appartenenze politiche e le rivendicazioni municipalistiche, per fare scelte oculate e non disperdere fondi fra mille rivoli, per collocare la provincia di Ragusa nella posizione che merita. Il Presidente della Provincia Regionale deve svolgere il ruolo di coordinamento che gli compete, avviando un tavolo di concertazione provinciale per affrontare nella sua complessità la problematica con Camera di Commercio, Organizzazioni sindacali e imprenditoriali, forze politiche, la cui sintesi unitaria deve essere presentata al Presidente della Regione Sicilia – in un apposito incontro calendarizzato – ed in quella sede sostenuta e supportata”.

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