Grande Opera di Maria di Ispica. Il Vescovo di Noto: “Sono una setta”

"Per quanto mi riguarda sono una setta, nel senso tecnico del termine, come si può desumere da un qualunque manuale di storia delle religioni. Sono, cioè, un gruppo a parte, che non ha nulla a che vedere con la Chiesa cattolica. Hanno le loro regole, la loro credenza, la loro organizzazione. Attingono sì molto al patrimonio religioso della Chiesa, ma non sono un’espressione della Chiesa". E’ netto il giudizio del nuovo vescovo della diocesi di Noto, Mariano Crociata, che a distanza di poche settimane dall’inizio del suo ministero pastorale nella Chiesa netina, ha voluto affrontare la questione. "Ho inviato una lettera a tutti i sacerdoti della diocesi – dice il presule – con la quale comunico che il gruppo di preghiera Padre Pio dietro il quale è nei fatti sorta la setta, è stato sciolto. Non hanno più un assistente, non c’è più alcun riconoscimento da parte della Chiesa". E il sacerdote che segue il gruppo? "Non è in comunione con il vescovo – spiega monsignor Crociata -. Gli ho comunicato che non lo sarà fino a quando continuerà ad avere rapporti con quel gruppo". Le dichiarazione di monsignor Crociata non si discostano molto dal chiaro monito che già l’11 febbraio del 1988, l’allora vescovo di Noto, Salvatore Nicolosi, aveva lanciato in una dichiarazione. "Tutti i presbiteri, diocesani e religiosi, sono pregati di illuminare i fedeli in merito alla posizione irregolare degli autori di tali opuscoli, che contengono inesattezze dottrinali e non presentano alcun minimo fondamento di credibilità circa le presunte soprannaturali rivelazioni; che anzi portano discredito all’autentico culto della Beata Vergine Maria e confusione e turbamento nella fede del popolo di Dio". Monsignor Nicolosi imponeva inoltre ai sacerdoti di "astenersi dal partecipare a eventuali riunioni organizzate anche a fini di preghiera, dai sedicenti depositari di tali messaggi". "Eventuali inosservanze delle suddette disposizioni – scriveva il presule quasi vent’anni fa – renderebbero inevitabile la adozione di provvedimenti disciplinari".

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