MODICA. PROCESSO COLACEM. IL GUP DECIDE PER UN’ULTERIORE PERIZIA

Ieri si attendeva la sentenza per gli indagati che avevano scelto il giudizio abbreviato nel processo riguardante il secondo troncone su presunte concessioni illegittime che vede indagate otto persone ed il Comune di Pozzallo, parte civile. Intorno alle 16, però, il Gup del Tribunale di Modica, Fabio Circolo, è uscito dalla camera di consiglio con una nuova ordinanza che disponeva la nomina di un consulente tecnico d’ufficio, l’agronomo Gianluca Ferlito di Nicolosi, , al quale sarà conferito l’incarico il prossimo 6 febbraio. Il Ctu, nella sostanza, dovrà dare risposte a quattordici quesiti posti dal magistrato che intende avere le idee molto chiare e contezza sulla reale situazione dell’area inquisita. La decisione è stata determinata dalla richiesta dei difensori che avevano contestato la perizia del pool di tre tecnici nominato dalla Procura della Repubblica. Il processo, ultimamente, si era snodato con la requisitoria del pubblico ministero, Francesca Aprile, che nelle scorse settimane aveva chiesto condanne per tutti gli indagati per complessivi 14 anni di reclusione, e le arringhe dei difensori Francesco Bertorotta, Enrico Sanseverino, Luciano Zappulla, Giorgio Terranova che patrocina il Comune di Pozzallo, Nino Frasca Caccia(nella foto), Franco D’Urso, Giuseppe Rizza, Giorgio Assenza, e Luigi Piccione, Il procedimento, nella fattispecie, si occupa dell’estrazione di pietra presso 2 diverse cave modicane. Gli indagati sono funzionari dell’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Modica, del Distretto Minerario, oltre ai legali rappresentanti delle imprese Colacem e Profetto. Sono accusati di abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio per l’allargamento abusivo di 2 cave di pietra. La Cava Colacem, di Contrada Giarrusso Liccio, e Cava Profetto, di Contrada Zimmardo Bellamagna(quest’ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni), che, secondo l’accusa, sarebbero state allargate senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.

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