L’OMICIDIO DEL VITTORIESE INCARDONA. ARRIVANO LE CONDANNE DALLA CORTE D’ASSISE DI SIRACUSA

I giudici della Corte di Assise di Siracusa ( presidente Antonio Brancatelli, pm Monica Monego) dopo poco più di due ore in camera di consiglio hanno emesso i verdetti per il processo per la barbara uccisione, il 21 settembre del 1992, del vittoriese Giovanni Incardona: 24 anni di reclusione per l’anziano Giovambattista Arangio Mazza e per il figlio Giovanni Arangio Mazza (suocero e cognato della vittima), ritenuti i mandanti del delitto; 21 anni di reclusione per Luigi Favitta, 15 anni di reclusione per il pentito Giuseppe Alesci (autore materiale dell’omicidio). Il pubblico ministero, come si sa, aveva chiesto l’ergastolo per i due Arangio Mazza, 22 anni di reclusione per il Favitta e 20 anni di reclusione per l’Alesci. La Corte ha considerato le attenuanti equivalenti alle aggravanti per i primi tre; mentre ha considerato le attenuanti prevalenti sulle aggravanti per il collaboratore di giustizia. I difensori degli imputati (gli avvocati Daniele Scrofani, Massimiliano Di Stallo, Mario Di Giorgio e Biagio Ragusa) hanno preannunciato appello. I parenti della vittima si erano costituiti parte civile tramite l’avv. Maurizio Catalano. Il delitto Incardona, archiviato dalle forze dell’ordine "ad opera di ignoti", ritornò a galla due anni orsono a seguito delle dichiarazioni del pentito Giuseppe Alesci che confessava di avere avuta commissionata la eliminazione del modesto imprenditore edile dagli Arangio Mazza (padre e figlio) stanchi delle violenze che l’uomo avrebbe continuamente riservato alla moglie (figlia e sorella dei Mazza); per quella "missione di morte" l’Alesci (sempre a stare alle sue dichiarazioni, avrebbe ricevuto una ricompensa di dieci milioni di lire. Il killer, per portare a buon fine il mandato, si sarebbe servito della collaborazione di Luigi Favitta, che avrebbe guidato l’auto (una Fiat Uno rubata il giorno prima) sulla quale viaggiava anche l’Alesci, e del figliolo minorenne, Antonino (attualmente il processo si svolge davanti ai giudici del tribunale dei minori di Catania), che avrebbe segnalato l’arrivo della vittima predestinata, in via Parma, una traversa di via Cavalieri di Vittorio Veneto, sulla Statale 115 per Comiso. Giovanni Incardona fu attinto da tre colpi di fucile a pallettoni, esplosi da distanza ravvicinata. Veniva soccorso da alcuni passanti e strasportato al vicino ospedale "Guzzardi", ma vi giungeva cadavere. Giuseppe Alesci poi veniva arrestato per altra causa, mentre Luigi Favitta cercava scampo emigrando in Germania. E lì veniva arrestato dopo le confessioni dell’Alesci.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa