UNIVERITA’. VERTICE DRAGO-CRIMI: UN CAMPUS UNIVERSITARIO DI MEDICINA IN PROVINCIA DI RAGUSA

Incontro stamani a Catania tra il presidente del Consorzio universitario ibleo, Giuseppe Drago, e il preside della facoltà di Medicina, Nunzio Crimi. Al centro dell’incontro il rilancio della facoltà di Medicina grazie al coinvolgimento delle eccellenze della sanità iblea Un Campus universitario di Medicina in provincia di Ragusa. È la proposta che il presidente del Consorzio universitario ibleo, onorevole Giuseppe Drago, ha avanzato al preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania, professore Nunzio Crimi. Al centro del confronto, svoltosi stamani nel capoluogo etneo, il futuro della facoltà di Medicina e Chirurgia a Ragusa. Un’occasione per riprendere un dialogo interrotto da diversi mesi, sia per ragioni legate a contenziosi di natura economico-finanziaria, sia in ragione del disimpegno delle due aziende sanitarie iblee nel dare la possibilità agli studenti di svolgere il regolare tirocinio presso le strutture ospedaliere. Dall’incontro sono emersi alcuni punti fermi: la facoltà di Medicina e Chirurgia deve restare a Ragusa, va potenziata e integrata con il territorio e le sue strutture sanitarie. Non solo. L’università etnea non deve considerare quella iblea una colonia, ma promuovere un coinvolgimento responsabile e partecipe, affinché le professionalità formate da entrambe abbiano pari dignità. In tal senso, è da leggersi l’incontro che il presidente Drago ha fissato lunedì prossimo, 3 marzo 2008, con il manager dell’azienda Usl 7 Fulvio Manno e con il manager dell’Ompa (Ospedale Maria Paternò Arezzo) Calogero Termini. «Il mio progetto è ambizioso» ha detto Drago al preside Crimi. «Realizzare in uno dei presidi ospedalieri della provincia di Ragusa, un Campus universitario che sia anche sede della facoltà di Medicina e Chirurgia. E che rappresenti un polo di eccellenza per la popolazione sanitaria del nostro territorio. In questo, credo fondamentale coinvolgere le risorse professionali iblee più qualificate, che già operano nelle nostre strutture ospedaliere, come parte attiva del rilancio della formazione universitaria».

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