Modica: Presentato il libro “Pietra su pietra. Architettura in pietra a secco degli Iblei”

"L’architettura in pietra a secco costituisce un patrimonio culturale a rischio di estinzione, che va salvaguardato e tutelato non solo come elemento .funzionale. del paesaggio ma anche come genuina forma d’arte". È questo, in sintesi, il concetto di fondo che emerge dalla lettura del libro "Pietra su pietra. Architettura in pietra a secco degli Iblei" di Paolo Tiralongo, presentato nell’auditorium dell’ Istituto d’istruzione superiore " Verga". Alla presentazione sono intervenuti l’autore, Piergiorgio Barone responsabile editoriale della EdiArgo, e l’ingegnere Linguanti in sostituzione del presidente dell’ Ordine provinciale degli Ingegneri, Giuseppe Di Natale, assente per motivi professionali. Netino, docente di Matematica nelle scuole medie, Tiralongo è uno studioso appassionato di architetture rurali. La passione lo ha condotto, negli anni, ad acquisire un vastissimo archivio fotografico delle varie tipologie di costruzioni in pietra a secco diffuse nelle nostre zone. Nel corso della presentazione sono state proiettate alcune tra le più suggestive immagini del suo archivio. «Di molti manufatti – si è rammaricato l’autore – purtroppo oggi restano soltanto le mie foto. Alcuni, infatti, sono stati buttati giù per ricavarne sabbia da costruzione, altri sono stati sostituiti con strutture più moderne». Gesti di inciviltà, questi, che compromettono la sopravvivenza di un paesaggio che andrebbe considerato anch.esso un bene culturale in quanto frutto del lavorio dell’uomo, risultato di un secolare processo storico e culturale. Le sue origini vanno ricercate nel retaggio della cultura spagnola (da qui le somiglianze con i paesaggi della Catalogna e della Puglia), oltre che nelle variabili socio-economiche della storia locale. «Fu Pietro IV d’Aragona, re di Spagna – ha spiegato lo studioso – ad emanare le norme per la costruzione dei muri a secco che dovevano essere alti sei palmi, cioè un metro e venti centimetri. Nell.area dell.ex contea di Modica, dove la cultura spagnola lasciò un profondo retaggio, i muri divisori si attengono ancora oggi a quelle misure». Nell’area degli Iblei l’ uso sistematico delle costruzioni in pietra a secco invalse dal secolo XVI, quando le concessioni di terre in enfiteusi, volute dal conte di Modica per risanare le sue finanze dissestate, determinarono lo spezzettamento del feudo, la formazione della piccola proprietà e la nascita di un’agricoltura intensiva. Fu una riforma agraria ante litteram da cui scaturì l’esigenza di delimitare i confini tra proprietari, bonificare i terreni pietrosi, separare i pascoli aperti dai campi coltivati, sistemare a terrazzi i terreni declivi, costruire edifici al servizio della tenuta (ovili, mannira, rifugi, torri di avvistamento). Per tutto ciò si utilizzarono le pietre di risulta del luogo. Un impiego razionale e funzionale, questo, che consentiva anche il drenaggio dei terreni collinari soggetti al dilavamento. Nel suo intervento Piergiorgio Barone ha sottolineato, infine, la valenza culturale e le implicazioni professionali dell’originale lavoro di Tiralongo, dal quale amministratori e associazioni culturali dovrebbero trarre l.impulso per la salvaguardia di questo "fragile" patrimonio di pietra.

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