Lo scrittore. ISPICA. Il pensionato Giuseppe Canto: «A 83 anni nasce la voglia di raccontare la vita»

Nei locali dell’associazione Centro incontro anziani di Ispica è stato presentato il libro «La mia storia» del socio Giuseppe Canto, edito dalla stessa associazione ispicese. Il salone, per l’occasione gremito da soci, amici e parenti, una «storia» che racconta esperienze sociali, politiche, sindacali, senza tralasciare interventi legati alla coltivazione del cotone, alla sua esperienza legata allo sbarco delle truppe Alleate, alle «sue uniche» ferie, all’ascesa al potere e le disavventure dell’on. Salvatore Stornello. Sono intervenuti, con l’autore visibilmente emozionato che alla fine ha ringraziato commosso amici, ed autorità, il presidente dell’associazione Centro incontro anziani, Carmelo Tomasi, l’assessore ai Servizi sociali, Gianni Tringali, che ha fatto gli onori di casa, il presidente dell’associazione di Storia Patria Ispicese, Luigi Blanco, il sindaco di Ispica, Piero Rustico, e l’ex sindaco Rosario Gugliotta che ha voluto sottolineare come il suo intervento debba essere ritenuto «come un omaggio al nostro concittadino per il regalo che ci ha fatto, per quello che ha fatto per la nostra terra, grazie don Peppe, vi dobbiamo tantissimo». Per il presidente dell’associazione, Carmelo Tomasi, «questa non è solo la sua storia, ma è qualcosa di più: è la storia di Spaccaforno e poi di Ispica. E’ la storia del nostro paese vista dalla serratura di una casa spaccafornara». E poi aggiunge: «Quando ho letto le pagine che raccontano il periodo delle lotte per la riforma agraria in Sicilia, con l’abolizione del latifondo e dell’enfiteusi che esistevano anche nel territorio di Ispica, ho ricordato tanti personaggi della lotta contadina, di quei contadini che dopo la vittoria crearono il benessere economico in Agricoltura. Agricoltura che partita dalla malaria nei pantani di prima della guerra arrivò al «cotone» nel dopoguerra. Agricoltura dalla quale partiva e sulla quale poggiò lo sviluppo economico di Ispica tutta» senza mancare di sottolineare che questa «Storia» suscita una certa emozione nel leggere dei primi movimenti politici dopo lo sbarco degli Americani, dei primi Partiti politici con i loro personaggi locali, della prima Camera del Lavoro, delle prime elezioni». Per il prof. Luigi Blanco il libro di don Peppe si rivela «una spontanea e metastorica rievocazione dei grandi eventi del novecento, occhio impersonale della grande storia, in cui l’autore e Spaccaforno diventano epicentro del mondo, scandendo il succedersi dei fatti e l’evolversi dei tempi attraverso cui un microcosmo di Umanità emerge dalle tenebre e s’afferma imperiosa come gridando "io esito". Per il prof. Luigi Blanco «l’io narrante si fa personaggio privilegiato , eroe del quotidiano e arbitro della storia, che traduce ed interpreta con il suo linguaggio sospeso tra il dialetto e l’italiano, mediante strutture morfosintattiche ora semplici ora complesse. In ogni caso il discorso mantiene un tono didascalico e sapienzale che è proprio del popolo». «Avere la voglia di cimentarsi, alla non giovane età di 83 anni, a scrivere un libro sulla propria vita – dichiara il sindaco Piero Ristico – suscita senza dubbio ammirazione e compiacimento in coloro che si accingono alla lettura di "La mia storia" di Giuseppe Canto. L’autore è uno di quei personaggi che segnano la vita di un paese, che sono punto di riferimento per l’intera comunità cittadina, una di quelle persone anziane e sagge alle quali i giovani si accostano per trarre insegnamenti e perle di saggezza, una di quelle persone che sanno raccontare ai ragazzi, incantandoli con i loro odi, le vicende di una vita trascorsa tra tante difficoltà e tuttavia accettata con compostezza e serenità. Lavorare e studiare a soli sette anni è certamente sintomo di caparbietà e volontà di andar avanti nella vita e migliorare se stessi». Per il sindaco Piero Rustico nel libro di don peppe i protagonisti sono «gli umili», ci fa conoscere attraverso il racconto delle vicende della sua vita, i problemi di un paese che deve far fronte prima alla fame, alla miseria, alla sofferenza, all’emigrazione e che poi pian piano si avvia alla ricostruzione del dopoguerra con la nascita della repubblica, dei sindacati e di tutte le altre associazioni. L’autore da uomo del popolo narra i fatti attraverso una lingua tramata di espressioni, vocaboli e costrutti proprio del dialetto per caratterizzare così ancora meglio le persone messe in azione».

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