MODICA. TORCHI ATTENDE I TEMPI GIUSTI PER TOGLIERSI I SASSOLINI DALLA SCARPA

E’ stato il più votato a Modica, è stato il più citato sui palchi dei comizi in maniera bipartisan, è stato il più bersagliato, ma è stato anche il candidato il cui risultato è stato il più atteso e, dopo, più commentato. E’ Piero Torchi, fino al 3 marzo sindaco di Modica e fino alle 15 di lunedì candidato dell’Udc all’Ars. 5759 preferenze in provincia di Ragusa, 4753 raccolti nella città della Contea. “Apprezzo il dato che mi vede come il candidato più votato a Modica – commenta Torchi -, anche se il risultato del candidato eletto appare fuori dai parametri di partito. Complimenti ai modicani eletti alla Camera e sono anche contento che Modica abbia nuovamente un deputato regionale”. Il giorno dopo l’esito del voto non è però il giorno adatto per togliersi tutti i “sassolini dalla scarpa”, ma un “passionale” come Piero Torchi non trattiene. “Non si è mai verificato a Modica ed in provincia che un candidato venisse attaccato in maniera brutale, sul piano personale, con ogni mezzo senza limiti e confini. Bè – evidenza Torchi – se la politica è questa, o chi la fa si adegua o lascia ad altri l’incarico di portarla avanti. Ho apprezzato invece le posizioni di chi ha fatto una battaglia politica. E chi lo ha fatto era fuori dalla coalizione che rappresentavo. Dai candidati della mia coalizione invece ho subito solo attacchi personali e brutali”. E adesso, Piero Torchi, che fa? “Stupirò credo tutti dicendo che continuo ad amare in maniera profonda questa città. Sono anche profondamente rispettoso del voto. Vedremo. Penso inoltre – dice allargando l’orizzonte anche a chi gli è stato accanto – che il gruppo dirigente del partito a Modica abbia svolto un buon lavoro, soprattutto con grande lealtà. Ecco perché va premiato e vanno premiate le migliori intelligenze”. Chiaro il riferimento alle prossime Amministrative di giugno, che vedranno l’Udc avanzare una propria candidatura a Sindaco, così come annunciato dal leader Peppe Drago. Ai tanti che lo hanno attaccato, oggi come risponde? “Credo innanzitutto che chi non è leale in famiglia o con gli amici, non può esserlo con la città – risponde -. La storia non si scrive in due giorni, ma in un periodo ben più lungo. Basta attendere e ricordare. Ricordare ad esempio che dopo la morte di Giulio Cesare, non governò Bruto o i mandanti dell’assassinio, ma Ottaviano”.

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