SCICLI. DUE BAMBINI FATTO PERDERE LE LORO TRACCE. PER FORTUNA SONO STATI RITROVATI

Due bambini in fuga a ventiquattro ore di distanza, l’uno all’insaputa dell’altro. Accade a Scicli. Il primo episodio, lunedì pomeriggio, ha avuto per protagonista un bambino di otto anni. Martedì a mezzogiorno uno di undici. Scena della fuga il quartiere Scicli Due, la via Rosario Livatino, nel primo caso, e la scuola media di via Tolstoy a Cava d’Aliga nel secondo. Lunedì pomeriggio. Quartiere Jungi. Il piccolo gioca con i compagnetti, a un certo punto fa perdere le tracce di se. Passa una mezzora, la madre si accorge dell’assenza. “Dov’è?” E’ la domanda che in maniera ossessiva e angosciante prende il quartiere. La gente scende per strada, si avviano le ricerche, carabinieri, polizia municipale, una massa corale di persone inizia a perlustrare la zona. Due ore di inferno, due ore di incubo. Alla fine il piccolo viene trovato rannicchiato, in un cantiere edile, chiuso fisicamente e psicologicamente su se stesso. “Cosa è successo? Perché l’hai fatto?” Domande cui il bambino non sa dare risposta. Passano venti ore e il dramma si ripete a Cava d’Aliga. Sono le 13,35 di martedì, i bambini della prima media vengono trasferiti dai locali della media appunto, nel refettorio dell’elementare, dove faranno pranzo e poi tempo prolungato, attività teatrale. Uno di loro, undici anni, parecchi problemi relazionali e di antagonismo con la famiglia, scompare. I professori: “Dov’è il vostro compagnetto?” “Ha detto che sarebbe fuggito in una serra”, confessano candidamente i compagnetti. Di nuovo l’allarme: carabinieri, polizia municipale, tutta la borgata in subbuglio. Il bambino ha il cellulare con se. I carabinieri lo chiamano, risponde. Parla per ventini minuti con un amichetto, non vuole dire dove si è nascosto. I professori, i bidelli, tutti partecipano alle ricerche. Il maresciallo dei carabinieri porta con se un compagnetto e iniziano un giro di perlustrazione in una campagna vicina. Dietro un ciuffo d’erba si muove un ombra. “Eccolo, è lui”. Il piccolo viene ridato alla madre. Facce sconvolte a scuola. Il preside, i professori sono turbatissimi. “Abbiamo bisogno del sostegno delle famiglie nel dare messaggi univoci ai bambini. Troppo spesso ciò che insegniamo a scuola viene disapplicato a casa. Viene meno il principio di autorevolezza e autorità nella formazione di questi piccoli. Siamo affettuosi e comprensivi, le insegnanti, anche da un punto di vista generazionale, sono molto vicine, ma non basta”. Il bambino avrebbe tentato già in passato di scappare da casa. Due episodi identici in meno di un giorno. E dire che del primo non era stata data notizia. Due grida sorde e violente di coscienze che chiedono aiuto e lo fanno, inconsapevolmente, come solo l’istinto suggerisce.

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