Erano le molteplici tonnellate di idrocarburi(oltre 100 mila)a determinare la principale causa del rischio di affondamento della piattaforma galleggiante "Vega Oil", la struttura annessa all’impianto fisso "Vega Alfa" per l’estrazione in mare del greggio. Emergono questi nuovi fatti dalla perizia del consulente Carlo Bertorello di Napoli, il quale, come già detto, aveva confermato che la piattaforma galleggiante mobile non rischia più la sommersione, purchè si provveda allo svuotamento delle 60 mila tonnellate di greggio e delle 40 mila di gasolio. Un dato confermato dal Ctu è che "le attuali condizioni strutturali del galleggiante "Vega oil" – si legge nella perizia – non sono adeguate per l’operatività prevista dalla notazione di servizio. Le attuali condizioni di non operatività possono evolvere soltanto nel disormeggio e nel rimorchio dell’unità in porto o in acque tranquille dove, con le opportune modalità, potranno essere completati gli adeguamenti già previsti per le strutture". Dunque, secondo il professore Bertorello – qualora il galleggiante voglia mantenere le stesse caratteristiche di servizio, occorre dotarla di un doppio scafo rispetto alla sistemazione del carico. Un eventuale ritardo dello sversamento dalla "Vega oil" avrebbe potuto si sarebbe potuto verificare danni incalcolabili per le coste della Sicilia sud orientale e di quelle maltesi, che sarebbero state inquinate per anni. Dalla Capitaneria di Porto di Pozzallo arriva, intanto, la conferma dell’annunciato sganciamento e del conseguente traino della "Vega oil", operazioni che avverranno il 27 giugno: Sono tre in atto gli iscritti nel registro degli indagati, sui quali pesa l’ipotesi di reato di disastro colposo. Si tratta dell’armatore della piattaforma, del rappresentate legale della compagnia petrolifera e del responsabile dell’attività di estrazione.
VICENDA VEGA OIL. IL CONSULENTE NOMINATO DAL GIP DI MODICA: “100 TONNELLATE DI IDROCARBURI POTEVANO CAUSARE L’AFFONDAMENTO”
- Giugno 11, 2008
- 11:33 pm
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