DA MALASANITA’ A MALAGIUSTIZIA. IL TUNNEL DI UNA PAZIENTE DELL’OSPEDALE MAGGIORE DI MODICA

Prosegue l’estenuante trafila di rinvii del processo su una vicenda per certi aspetti, incredibile. Un clamoroso e stupefacente caso di presunta malasanità che ha per protagonista un’anziana donna modicana, M.P., 75 anni, colei che attraverso gli avvocati Fabio Borrometi e Beatrice Di Pentima, ha intentato causa nei confronti dell’Ausl 7 di Ragusa per fatti accaduti all’Ospedale Maggiore nel 1999. L’ennesima convocazione del procedimento davanti al giudice monocratico del Tribunale di Modica, in sessione civile, ha registrato l’ennesima sorte: è stata rinviata, sic et sempliciter, al 13 ottobre del 2009, cioè se ne riparlerà tra 15 mesi ed a distanza di 10 anni dai fatti. La donna, sfortuna sua, dopo avere denunciato un caso di malasanità, si è ritrovata al cospetto di un chiaro esempio di “malagiustizia” che determinerà, con molta probabilità, il ricorso alla Commissione di Giustizia Europea (anche se oggi la competenza è stata radicata innanzi alle Corti di Appello)per violazione del principio costituzionale in tema di eccessiva durata del processo. “E’ dal 2002 – dice l’avvocato Borrometi – che la nostra assistita attende una risposta alle sue legittime aspettative di Giustizia. Non è possibile che per le croniche carenze delle quali soffre la Giustizia Italiana si debba andare avanti a forza di rinvii di un anno mezzo all’altro”. L’interessata fu sottoposta ad un intervento chirurgico presso il nosocomio modicano. Dopo qualche tempo, per via di forti dolori che avvertiva all’addome e al basso ventre, fu accertato che le era stato lasciato un ago di sutura di notevoli dimensioni. Il consulente tecnico d’ufficio, Vincenzo Coco, aveva confermato il cosiddetto “danno causato”, anche se la difesa, non ritenendosi sufficientemente convinta, aveva sollevato una serie di contestazioni che avevano indotto il giudice a disporre un richiamo del perito. La pensionata, sofferente di colica addominale, dopo avere consultato il medico di famiglia, aveva deciso di sottoporsi ad un intervento chirurgico che fu regolarmente eseguito al “Maggiore”. Dopo alcuni giorni dalla dimissione accusò, come si diceva, dolori lancinanti. Si sottopose ad ulteriori accertamenti clinici ed attraverso una radiografia emerse l’incredibile realtà. La pensionata aveva all’interno dello stomaco quello che è stato definito “un corpo estraneo metallico ricurvo”, in sostanza, un grosso ago. Sembra, secondo quanto ha fatto rilevare la difesa, che i medici avessero invitato insistentemente la donna a sottoporsi all’intervento per l’asportazione dell’ago ma che questa si era rifiutata. L’Ausl 7 è patrocinata dall’avvocato Danilo Vallone.

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