I Radiodervish si sono esibiti ieri 30 luglio ad Acate, presso la Cantina Valle dell’Acate, di proprietà della famiglia Jacono che da cinque edizioni mette a disposizione l’antico baglio dell’azienda per gli eventi proposti dalla rassegna Note di Notte. Organizzata con il patrocinio del comune di Vittoria, la serata è stata aperta dal consueto cocktail di benvenuto offerto da caffè Bistrò e dalle aziende Piombo, Gratia, Ragusa Latte e Kabrera nonché dalla degustazione dei pregiati vini della cantina; il numeroso pubblico ha inoltre avuto modo di apprezzare alcune opere esposte dalla galleria d’arte contemporanea “La Veronica”. Quindi, dopo un breve ringraziamento ai presenti da parte del direttore artistico e del sindaco di Vittoria, il palco si è illuminato della voce suadente di Nabil e del raffinato tappeto sonoro dei Radiodervish. Esecuzioni perfette che hanno sposato con la consueta sapienza poesia, suoni, sentimenti ed immagini in un quadro palpitante di dolcezza ed umanità. Una scaletta affascinante che ha mescolato brani dell’ultimo album prodotto da Franco Battiato, “L’immagine di te”, ad alcuni tra i loro pezzi più noti ed amati, dall’accattivante darabuka di “Erevan” alla commistione linguistica di “Centro del mundo”, alle suggestioni visionarie di “Due soli” e di “Belzebù”, alla delicatezza di “Rosa di Turi” e di “L’esigenza”. Piacevole sorpresa inoltre è stata l’esecuzione di due vecchi pezzi degli Al Darawish, la formazione precedente ai Radiodervish: “Hanin” e soprattutto “Prima luce”, scritta nel 1991 in occasione degli sbarchi di migranti albanesi sulle coste pugliesi.
Da non dimenticare infine il sentito intervento di Nabil, pacato eppure incisivo, sulla deriva sottilmente razzista della politica italiana: “non è un reato essere clandestino” ha affermato sul palco e, raggiunto successivamente da noi, ha ribadito che “l’Italia dovrebbe imparare, ricordare. Sicuramente la memoria c’è ma l’Italia deve ancora fare molto per i migranti. La Francia, la Germania, l’Inghilterra hanno costruito una società multietnica mentre l’Italia sta ancora muovendo i primi passi ed è facile che qualcuno usi lo spauracchio del diverso per fare il proprio gioco politico. La Lega basa la propria forza sulla paura e tende ad alimentarla, quindi un uomo politico di quello schieramento sicuramente coglierà la palla al balzo per dire che le violenze sono soprattutto degli extracomunitari, che i rom sono diversi quindi vanno schedati, che gli immigrati che si stanno riversando sull’Italia sono dei criminali… Questo è lo spirito della nuova legislatura. Io non credo tuttavia che l’Italia sia razzista: sicuramente alcuni politici lo sono. Sarebbe perciò necessaria una cultura, un’educazione al vivere insieme, al vivere la diversità dell’altro, a scoprire e farsi scoprire”.
Il concetto della condivisione e dell’inclusione alla base del vivere civile. Sommare la propria verità, accostarla ad altre per costruire un mondo differente, tollerante ed aperto. Una sola razza: quella umana. Una lezione che ieri sera la musica e la poesia dei Radiodervish ci ha donato con limpida semplicità.