Il mondo racchiuso in un pugno. Come una mano che stringa una manciata di sabbia e ne lasci cadere un poco per volta a segnare il cammino così gli Agricantus ieri sera hanno guidato un pubblico numerosissimo ed estasiato dalla loro performance. Un successo annunciato per Note di Notte che anche questa volta ha saputo abbinare ad un concerto di grande suggestione il fascino di un luogo quasi sospeso nel tempo: immersi tra i vitigni della cantina Planeta presso Acate. Nell’attesa che il palco accogliesse la magia degli Agricantus il pubblico ha apprezzato il Cerasuolo di Vittoria e l’Alastro della famiglia Planeta accompagnati dai prodotti delle aziende Gratia, Piombo e Ragusa Latte. Cornici ideali si sono rivelate le installazioni della galleria d’arte contemporanea "La Veronica", le ceramiche di Caltagirone reinventate in forme sinuose e sorprendenti da Luana Reale e il prezioso sfilato siciliano de "La tela di Penelope". Presente infine anche il banchetto dell’associazione "Terra e Popoli" che si propone di unire attraverso iniziative di vario genere culture e genti diverse sotto il segno di un comune sentire. Dopo un gradito drink di benvenuto Mariolina Marino, direttore artistico del festival, ha preso la parola introducendo brevemente l’evento e ricordandone il patrocinio della Provincia regionale di Ragusa e del Comune di Vittoria.
Quindi, nel buio della campagna iblea saettato dalle stelle cadenti¸ è rimbombato improvviso il suono grave ed antico del didjeridoo di "Hala Hala", la chiave che ha aperto lo scrigno immaginifico di suoni, colori e calore. Sonorità composite e raffinate per gli Agricantus, a buon diritto considerati come la band di world music più importante della scena musicale italiana. Nonostante alcuni dei loro brani siano stati inclusi in compilation di terrificante musica salottiera e ridicolmente alla moda, gli Agricantus sono rimasti fedeli ad una cifra stilistica di valore che si è arricchita con il trascorrere del tempo senza scadere in cliché o facili ammiccamenti.
Un mix inedito tra vecchio e nuovo, dove antico e moderno si fondono in un quadro originale e fortemente evocativo: i fiati arcaici di Mario Crispi accanto alla batteria elettronica di Tonj Acquaviva, lo scacciapensieri compagno indissolubile di un tamburello a cornice. Gli Agricantus, condotti sul palco dal fortissimo carisma di Rosie Wiederkeher, un ciclone di vitalità mediterranea niente affatto mitteleuropea.
È questo il fascino di un suono nato dal grembo della Terra e ad essa ritornato dopo aver attraversato deserti ed isole maledette, pianure e mari fin troppo noti: seguendo una traccia sicura, come di una manciata di sabbia fuggita dal pugno chiuso di una mano.