Soppressione scali merci di Ragusa e Comiso Vargetto condivide le preoccupazioni del Cub trasporti e sollecita l’intervento delle forze sociali iblee

“Non può passare sotto silenzio questo ennesimo scippo perpetrato ai danni del sistema ferroviario della provincia di Ragusa e soprattutto delle nostre imprese”. E’ categorico il presidente provinciale dell’Upla Claai, Salvatore Vargetto, nel condannare la decisione riguardante la soppressione degli scali merci di Ragusa e Comiso. Soppressione che, a detta del presidente, fa compiere un ulteriore passo indietro alle prospettive di rilancio dell’economia dell’area iblea. “Condivido le preoccupazioni del sindacato Cub trasporti – aggiunge Vargetto – in particolare quando fa riferimento al silenzio assordante delle istituzioni iblee. Era ovvio attendersi, così come accaduto per la protesta sulla penalizzazione dei fondi per le strade provinciali, una mobilitazione generale. Che ancora non c’è stata e che, però, secondo me, non può essere differita. La realtà economica del sistema ibleo è così in bilico che un colpo del genere può pregiudicare il tentativo di risalita verso la china che le nostre pmi stanno cercando di porre in essere. Ecco perché ci attendiamo dalla classe politica iblea, e dai nostri rappresentanti istituzionali, il massimo dell’attenzione su vicende che, come questa, rischiano di minare alla base ogni presupposto legato al rilancio a cui tutti, ognuno per il proprio ruolo, stiamo propendendo”. Vargetto rivolge quindi un invito alle forze sociali della provincia di Ragusa affinché, ancora una volta, così come succede sui grandi temi, facciano sentire unitariamente la propria voce coinvolgendo in modo propositivo anche le istituzioni locali e quei rappresentanti politici che, fino ad oggi, sono rimasti in silenzio. “Solo facendo fronte comune – aggiunge ancora il presidente provinciale dell’Upla Claai – solo dimostrando che non siamo disponibili ad accettare che sulla nostra testa si consumino decisioni penalizzanti per il territorio, potremo avere una possibilità in più, quella di essere gli unici protagonisti del nostro futuro. Cosa che, invece, in questo modo non potrà accadere soprattutto se ci costringono a fare a meno delle condizioni necessarie per puntare all’affrancamento da una realtà infrastrutturale che resta ancorata, almeno fino a quando le nuove opere, a cominciare dall’aeroporto, non spiccheranno il volo, a parecchi decenni fa”.
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