Modica: Alla ditta Busso, dopo le vicende riguardanti l’operazione “Trash” non si scherza più!

Sarà perché si vuole ritrovare l’immagine dell’azienda, dopo i fatti giudiziari dei mesi scorsi, saranno le contestazioni circa l’efficienza del servizio sollevate dal dirigente del settore Politiche Ambientali, sta di fatto che da ieri l’Ati Busso, società che gestisce il servizio di igiene ambientale in città, ha assunto una posizione rigida nei confronti dei propri dipendenti, alcuni dei quali, addirittura, sono stati rimandati di prima mattina a casa. Provvedimenti che sono stati assunti direttamente dal maggiore responsabile dell’azienda, Peppe Busso, che alla buon’ora si è presentato nella sede di Contrada Trebalate a Modica, verificando direttamente la “presa in servizio” dei propri dipendenti. Un operatore ecologico sarebbe arrivato con alcuni minuti di ritardo ed è stato invitato a tornare il giorno dopo, anche se l’interessato si è difeso dicendo di avere avvertito telefonicamente un impiegato della stessa società sul ritardo. In ogni modo non c’è stato nulla da fare: è dovuto tornare a casa. Un altro operaio è stato trovato senza avere indossato l’apposita t-shirt fornita dall’Ati Busso. Anche per questi, che aveva chiesto di potere allontanarsi qualche minuto per andare a casa ed indossare l’indumento, l’out-out: “Vada a casa ma ci resti – si è sentito dire”. Controlli, dunque, per dare efficienza al servizio ed all’immagine, indiscutibili, non vi è dubbio. Fa bene la società a mettere in chiaro tante cose, a mettere dei puntelli perché i “rilassamenti” ci sono e si vedono. Del resto l’azienda sostiene, ad esempio, dei costi per fornire le divise: ultimamente un pantalone, una t-shirt e due camice. “E’ vero – dicono alcuni operatori ecologici – sono indumenti che dobbiamo utilizzare nei sei giorni lavorativi ed a volte, visto il lavoro che svolgiamo non sono sufficienti”. Ma non è tanto questo quello che contestano alcuni dipendenti dell’Ati Busso. E’ la mancanza di equità nei provvedimenti. Pare, ad esempio, ma il condizionale è d’obbligo, che circa l’abbigliamento, lo stesso provvedimento non sia stato adottato nei confronti di altri. “C’erano altri colleghi – dice un operatore – erano addirittura con le ciabatte, in camicia stile hawaiano, un altro ancora non indossava nulla della divisa e gli è stata data la possibilità di andare a cambiarsi a casa. Siamo tutti sulla stessa barca ed è giusto che ci trattino alla stessa tregua”. Non è improbabile che sulla vicenda intervengano i sindacati, o qualche avvocato.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa