Crisi economica nell’area iblea, in fumo milioni di euro. Vargetto: “Rivedere e accelerare le tappe della concertazione”

“I segnali di crisi che arrivano dalla nostra economia debbono imporre una riflessione a 360 gradi sul ruolo che le associazioni di categoria sono chiamate a recitare, un ruolo che deve essere il più possibile propulsivo, propositivo, se non vogliamo rischiare una recessione che potrebbe compromettere i margini di sviluppo del nostro territorio”. E’ il presidente provinciale dell’Upla Claai, Salvatore Vargetto, ad affermarlo, dopo aver valutato i dati negativi che arrivano non solo dal mondo delle piccole e medie imprese, ma anche da altri comparti vitali e cruciali per l’economia iblea, alle prese con difficoltà senza precedenti. “Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – sottolinea Vargetto – l’economia iblea ha visto andare in fumo milioni di euro e se i danni sono risultati limitati ciò è dovuto alla capacità e al dinamismo della classe imprenditoriale iblea che non si abbatte dinanzi ad alcunché e che, anzi, dai momenti di difficoltà, trova la forza, la spinta giusta, per andare avanti. Solo che alla nostra classe imprenditoriale un aiuto concreto, stavolta, deve arrivare dalle istituzioni, dalla politica locale e pure dalle associazioni di categoria, compresa la nostra, chiamate a fornire, ciascuno per le proprie specifiche competenze, un punto di riferimento al progetto di recupero dello sviluppo e di crescita economica del nostro territorio. Perdersi in ulteriori dibattiti, in confronti su ciò che bisogna fare, in tavoli di discussione per l’individuazione delle linee strategiche del nostro territorio, ancorché abbia un suo valore, potrebbe risultare deleterio se alle parole, da subito, non verranno fatte seguire le azioni. L’impegno che l’Upla Claai ha assunto in questi ultimi mesi, a fronte di una crescita costante del numero di iscritti nel nostro sindacato, è quello di vigilare su pratiche ritenute poco funzionali al recupero di un ritardo che, purtroppo, ancora oggi scontiamo nei confronti di tante altre realtà meridionali, soprattutto per quanto concerne il piano infrastrutturale. Ecco perché chiediamo ai rappresentanti istituzionali, alla politica, alle associazioni di categoria, e in questo senso non escludiamo neppure la nostra, di attivare un modo d’agire che possa essere il più possibile pragmatico, lasciando poco spazio alle parole, ai buoni propositi, agli annunci, attuando e concretizzando una vera e propria politica del fare. La nostra non vuole essere demagogia a buon mercato. Ma ci rendiamo conto che, stante l’attuale condizione economica, per fuoriuscire dal tunnel occorre rivedere il modus operandi finora instaurato nella concertazione sul territorio ibleo. Dobbiamo accelerare le tappe se vogliamo che il sole torni a fare capolino dalle nostre parti”.
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