Su Repubblica pubblicati tutti gli stipendi dei deputati regionali siciliani

Da un magnate della sanità a un altro. Nunzio Cappadona, il deputato più ricco della passata legislatura, lascia il passo a Guglielmo Scammacca della Bruca, nobiluomo catanese con la passione della politica, già assessore regionale ai Lavori pubblici e alla Presidenza, che dopo aver fallito l’elezione nel 2006 è rientrato all’Ars sotto le insegne del Pdl. E ha sbaragliato la concorrenza almeno nella partita delle dichiarazioni dei redditi: 591.884 euro di imponibile, 35 fabbricati e 27 terreni fra Valverde, San Gregorio e Catania. E, soprattutto, Scammacca può vantare robuste partecipazioni in strutture sanitarie: il 32,9 per cento nella Casa di cura Musumeci Gecas, il 40 per cento nella Promconsult. Il deputato con il sangue blu è presidente della Lisafin e consigliere d’amministrazione, oltre che nella stessa Musumeci Gecas (storica clinica etnea trasferita da poco da Corso Italia a Gravina), della Carmide, di Villa Gerani, di Villa Lisa e dell’istituto oncologico mediterraneo. Emblema vivente, Scammacca, dell’intreccio tutto siciliano fra politica e sanità, ma anche di una propensione accentuata dei deputati siciliani: quella per l’imprenditoria. Anche il secondo, nella speciale classifica dei Paperoni dell’Ars stilata in base alle dichiarazioni sullo stato patrimoniale depositate per legge, è un imprenditore: si tratta di Cateno De Luca (Mpa) sindaco di Fiumedinisi diventato famoso per lo strip tease a Palazzo dei Normanni con cui, nella scorsa legislatura, protestò per l’esclusione da una commissione legislativa. De Luca mantiene il 38 per cento delle azioni della Dioniso, una società che ha effettuato investimenti nel settore turistico. Il giovane deputato dei Nebrodi dichiara un reddito di 390 mila euro, superiore a quello di Raffaele Nicotra (circa 316 mila euro), esponente del Pdl e imprenditore catenese del settore alimentari, titolare di supermercati ad Acicatena ed Aci Sant’Antonio. Al quarto posto (250 mila euro) c’è l’Udc Rudy Maira, uno dei più noti avvocati nisseni. In cima alla graduatoria ci sono soprattutto deputati uscenti, che hanno potuto inserire nei vecchi «740» le laute indennità parlamentari. Con qualche eccezione: quella di Scammacca, appunto, ma anche quella costituita da Roberto Corona, neo eletto all’Ars sotto la bandiera del Pdl, già presidente della Confcommercio nella città dello Stretto che fra le sue cariche dichiara quella di amministratore unico dell’Ascom Service (organizzazione di fiere) e della B&C partners, uno studio di promozione pubblicitaria. Corona, sesto nella classifica dei Paperoni, dichiara 233 mila euro di reddito. Nella top ten due soli esponenti del Pd: il presidente della commissione Antimafia Calogero Speziale (settimo con 230 mila euro) e il collega catanese Antonino Di Guardo (decimo con 211 mila euro). Altra curiosità: non c’è un palermitano fra i primi dieci. Altro sintomo dello spostamento a est del baricentro della politica siciliana? La fine burrascosa della passata legislatura ha cancellato dall’elenco dei più ricchi due presenze fisse: quella dell’ex governatore Salvatore Cuffaro e dell’ex presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che l’anno scorso in questa classifica stazionavano rispettivamente al quarto e al settimo posto. Il nuovo presidente della Regione, Raffaele Lombardo, figura «solo» al sedicesimo posto, con un imponibile che non raggiunge i 200 mila euro, irrobustito dai compensi che nel 2007 – anno di riferimento – percepiva in qualità di europarlamentare. Lombardo, nel suo stato patrimoniale, non dichiara quote societarie o partecipazioni azionarie ma solo la disponibilità, in usufrutto, di un fabbricato a Roma. Sono variegati, gli interessi degli onorevoli imprenditori. Il mattone tira sempre: 14 fabbricati e tre terreni fra Palermo e Trappeto dichiara il deputato del Pdl Franco Mineo. Il collega trapanese Livio Marrocco si limita a una multiproprietà a San Vito Lo Capo. Nel Pd Franco Rinaldi è consigliere d’amministrazione di due imprese edili messinesi – Paride e Piramide – e Roberto De Benectis, uno dei due ingegneri fra i deputati all’Ars (l’altro è Antonino Beninati, quinto in classifica), ha il 24,4 per cento di una società della quale fanno parte anche i fratelli. Che si occupa di compravendita immobiliare. Ma l’onorevole di Sicilia ha un ampio spettro di attività: l’assessore Roberto Di Mauro ha il 25 per cento della Lavanderia industriale La Rosa, il compagno di giunta Michele Cimino ha il 16,3 per cento della «Cimino alta moda» che gestisce una boutique d’abbigliamento a Porto Empedocle, l’esponente del Pdl Antonino Scilla è socio amministratore di due imprese di pesca a Mazara. L’ex sindaco di Comiso Giuseppe Digiacomo è socio amministratore di una concessionaria di motocicli (Motorama di Umbrini) ma nel campo dell’industria del divertimento il parlamentare siracusano del Pd Mario Bonomo batte tutti. È ultimo nella classifica dei redditi con appena 8.119 euro, appena un quinto di quanto speso per essere eletto in primavera. Ma Bonomo dichiara la partecipazione in tre società che gestiscono case da gioco, Bingo one, Joy Bingo e Sir Bingo. Quest’ultima risulta oggi in liquidazione. Ma gli affari, si sa, non sempre possono andare bene.
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