CONTROCORRENTE: LA GIUSTIZIA E LE BEFFE DELLA CIVILTA’

E’ notizia di questi giorni che un signore accusato di omicidio volontario della moglie,reo confesso,viene condannato a 20 anni di reclusione e in sede di appello viene assolto così come in cassazione. Fin qui tutto regolare,poichè avendo ritrattato la sua prima deposizione e non essendo emerse nel giudizio d’appello sufficienti prove a suo carico,la Corte non poteva certo condannarlo e la cassazione non poteva che confermare il verdetto di assoluzione. Il problema invece sorge,allorquando assolto,questo signore si sente legittimato,forte del principio che una persona non possa essere processato più d’una volta per lo stesso reato,a dichiarare la propria colpevolezza e la Giustizia non può che stare a sentire senza nulla potere. Ferma restante la validità del principio a non poter procedere oltre una prima volta,credo sia d’una inciviltà,d’una insensibilità infinita,avvalersi d’una norma giuridica che ci rende impunibili,per infliggere un rinnovato dramma ai familiari della vittima alla quale in virtù di leggi non è stata resa giustizia. Non essendo purtroppo un operatore della Giustizia,disconosco eventuali possibilità d’intervento,mirate ad una severa punizione di quanti,come nel caso appena citato,si macchiano del reato di insensibilità’,arroganza,spregio del dolore altrui,pertanto esorto quanti sono nella condizione professionale di farlo,di attivarsi affinchè questi casi non abbiano a ripetersi. Se nulla fosse possibile,ritengo che il nostro Paese,abbia molto di cui preoccuparsi,perchè se ci definiamo un Paese civile,credo che la civiltà passi anche dalla punizione di chi delinque anche in termini verbali. Talvolta una parola ferisce o uccide più di quanto possa fare un’arma!

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa