PROGETTO “FAVOLE E VITA, VIAGGIO NELL’IMMAGINARIO”, VENERDI’ 7 AGOSTO AL CASTELLO DI DONNAFUGATA IL PRIMO APPUNTAMENTO CON LA “TURANDOT” TRATTA DA CARLO GOZZI

Apre con la “Turandot”, versione teatrale, venerdì sera 7 agosto al Castello di Donnafugata, il progetto “Favole e vita, viaggio nell’immaginario” organizzato dalla delegazione siciliana della Fondazione Teatro Carlo Terron, con il patrocinio della Provincia regionale di Ragusa e con il supporto del Comune capoluogo. Un primo importante appuntamento, con la regia di Manuel Giliberti, per raccontare la “strana storia di una principessa” liberamente tratta dagli scritti di Carlo Gozzi. E’ la storia della bella principessa di Cina, così crudele da essere “cagion di barbarie e lutti e lacrime” e del suo rifiuto di piegarsi ai desideri del padre, l’imperatore Altoum, che la vuole maritare a tutti i costi. E’ questa  l’ossatura del racconto, di questa fiaba che, in realtà, fiaba non è così tanto. Obbligata al matrimonio per aver perduto la sfida dei tre enigmi, svelati dal decaduto principe tartaro Calaf,  dopo che molti altri pretendenti avevano pagato con la vita l’esito infausto del loro tentativo, Turandot in un complicato gioco di tradimenti e amore sarà infine come folgorata dalla rivelazione dell’amore, al punto tale da trasformare la propria natura e divenire provvida e generosa. Gozzi incentra tutta la parabola sulla forza dell’amore ma nello stesso tempo non manca di evidenziare l’uso del potere come strumento di esercizio della crudeltà fine a se stessa. Intorno vibra e si colora di pennellate quell’Oriente che Marco Polo ha così ben raccontato nel Milione divenendo lo sfondo di un racconto che si universalizza, uscendo dai confini della narrazione di genere. “La rilettura drammaturgica che ne abbiamo fatto – spiega il regista Manuel Giliberti – evidenzia infatti alcuni temi, sottesi nel racconto. L’alterità nel senso di essere altro, straniero in terra straniera: è il caso di Calaf, principe senza regno e senza terra, e di Adelma  anch’essa esule o meglio schiava in terra straniera”. Tanti temi si contrappongono tra loro fino ad arrivare al finale che, come in tutte le fiabe, sarà lieto. “E’ la prima delle tre storie che raccontiamo, dedicate alle donne di tutti i tempi – spiega Rosanna Bocchieri, delegata regionale della Fondazione Teatro Carlo Terron – e lo facciamo tra favole e vita, tra ciò che proviene dal passato e il contemporaneo, assolvendo a quello che il teatro dovrebbe dare: pensiero, riflessione e divertimento, evitando la noia e lo scontato allo spettatore che sempre più viene captato in un mondo effimero e senza qualità. Lo facciamo proponendo una qualità negli spettacoli scelti, evitando le facili immagini e stereotipi che sempre più la televisione, purtroppo, impone al fruitore meno attento”.  Un teatro d’autore per un’operazione culturale mirata alla valorizzazione del patrimonio locale, capace di guardare allo sviluppo del territorio. Vari gli artisti siciliani nel cast, tra cui l’attore ragusano Carlo Ferreri. 
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