MODICA. IL PARRICIDIO MONCADA. MUORE L’UOMO DELLA VESPA 50 BIANCA SCASSATA

Modica si è risvegliata attonita. Un parricidio che si era consumato alle prime luci del giorno, all’esterno della casa di Via Egitto, una stradina che si trova tra Via Fontana e Corso Vittorio Emanuele. La vittima è un pensionato molto conosciuto in città, non perché fosse persona “inquieta” ma tutt’altro. Emanuele Moncada, 73 anni, conosciuto come “Nele” lo si vedeva giornalmente a bordo della sua vecchia Vespa 50, sulla quale trasportava di tutto, da attrezzi per la campagna a prodotti alimentari. Era il suo unico mezzo di trasporto. Non dava fastidio, anzi era rispettoso, e la gente lo rispettava. Fino a qualche giorno fa faceva il netturbino, era vedovo da molti anni, e viveva insieme al figlio, Corrado, 47 anni, muratore ma con la passione, nel tempo libero, per la poesia. Pare scrivesse delle righe. Che ci fossero dei pesanti contrasti tra i due congiunti lo avevano compreso i vicini già la sera prima quando avevano udito grida minacciose all’interno della casa. Ieri mattina, evidentemente, gli animi non si erano placati ed appena svegli i due avevano ripreso a litigare. Stavolta in maniera più violenta. Grida, rumori avevano allarmato i residenti di Via Egitto che hanno deciso di telefonare ai carabinieri. Nel frattempo, però, si è consumata la tragedia e la gente ha assistito all’omicidio. La porta dell’abitazione dei Moncada, infatti, si è improvvisamente aperta ed è uscito in una corsa stentata l’anziano, probabilmente, per sfuggire all’ ira incontrollata del suo assassino. L’ex netturbino è stato raggiunto dopo una decina di metri dal figlio e colpito con una decina di colpi al volto ed alla nuca. Colpi con una sbarra in ferro, un paletto usato per l’installazione di reti di recinzione, violenti, poi violentissimi sferrati da chi ha oramai gli occhi e la mente velata dalla rabbia, Incontenibile. Nele Moncada si è accasciato al suolo mentre i vicini gridavano. Il sangue si è riversato sul selciato e si è mescolato con materia cerebrale. “Chi cumminasti? – gridava al figlio un vicino. Il quarantasettenne si è guardato attorno, ha fatto qualche passo, poi si è inginocchiato e, probabilmente, ha capito di cosa si era macchiato. Ha atteso l’arrivo dei militari dell’Arma, ha sussurrato qualche parola, quindi è stato deciso di trasferirlo all’Ospedale Maggiore dove i sanitari lo hanno medicato per le ferite riportate alla testa. Di lì il trasferimento presso la vicina Compagnia dei Carabinieri. Avrebbe ucciso il padre perché questi gli sottraeva soldi per giocare al “Gratta e Vinci”, un vizio che gli aveva sperperato i risparmi. In tasca alla vittima alcune schede del gioco-assassino. “E’ un episodio che lascia sgomenta la città – ha spiegato il capitano Alessandro Loddo – perché Modica non è abituata a questo tipo di tragedia. Stiamo proseguendo le indagini per ricostruire il puzzle.
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