Ha ammesso fatti e circostanze e, del resto, non poteva essere altrimenti visto che era stato arrestato nella flagranza del reato. Corrado Moncada, il quarantaseienne parricida modicano, oggi pomeriggio è stato interrogato nel carcere di Piazza Gesù dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modica, Maurizio Rubino, alla presenza del suo difensore, l’avvocato Carmelo Ruta. Ancora straziato dal dolore ed in stato di semi incoscienza, l’uomo che sabato mattina ha ucciso il padre, Emanuele, 73 anni, ha tracciato i fatti ripercorrendo l’intera vicenda che è sfociata nell’omicidio. Il Procuratore della Repubblica, Domenico Platania, gli ha contestato l’omicidio volontario. “L’assalto al genitore” sarebbe l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo per una situazione famigliare non certo idilliaca, una convivenza tra padre e figlio sempre tesa, nonostante il più giovane dei due sia “disegnato” come persona quieta. Quattro i colpi che ha inferto alla testa del genitore prima che questi si accasciasse al suolo a pochi metri della propria abitazione(i carabinieri hanno, però, parlato di almeno otto colpi di paletto in ferro). Si è difeso Corrado Moncada, ha detto di essere stato provocato, offeso e colpito per prima dal padre. Da tempo l’omicida portava avanti un forte contrasto col genitore, poiché questi gli sottraeva soldi dai risparmi frutto del suo lavoro. L’uomo ha confermato che la vittima spendeva tutto il denaro che guadava ed aveva prosciugato la liquidazione avuto allorquando era stato posto in quiescenza dal Comune di Modica dove aveva lavorato come operatore ecologico. Ha spiegato di un padre che in famiglia, anche quando la moglie era in vita, non si comportava bene con nessuno, ed ha confermato che i soldi li spendeva per giocare continuamente al gioco del “Gratta e Vinci”. Ha pure ammesso l’esistenza di una donna alla quale elargiva regali economici. La vicenda è stata raccontata con minuzie di particolare. Venerdì sera la scoperta del nuovo ammacco e la rimostranza nei confronti del padre. Questi avrebbe reagito offendendolo. La mattina successiva la discussione sarebbe ripresa sempre all’interno della casa di Via Egitto a Modica Alta e gli animi si sarebbero esasperati, quando “Neli” Moncada, avrebbe, secondo quanto ha raccontato il figlio detenuto, preso a provocare quest’ultimo e poi avrebbe impugnato un paletto di ferro colpendolo alla testa. Corrado Moncada, a questo punto, avrebbe perso il senno della ragione, ed avrebbe imbracciato un secondo paletto che si trovava in casa, tentando di difendersi, prima, e di colpire il padre successivamente. Questi, resosi conto che il figlio, era letteralmente assalito dall’ira, avrebbe aperto la porta di casa per allontanarsi. Il congiunto, però, oramai senza controllo, lo avrebbe inseguito, raggiunto, pochi metri all’esterno dell’abitazione, e avrebbe cominciato a colpire: uno, due, tre, quattro colpi sferrati con violenza omicida mentre l’anziano finiva a terra in una pozza di sangue e materia cerebrale. Pochi istanti ci sono voluti all’assassino per comprendere della gravità della situazione. I primi ad intervenire lo hanno trovato a qualche metro dal cadavere, in ginocchio. A questo punto il Gip ha deciso di convalidare l’arresto. Moncada resta nel carcere di Modica Alta, mentre l’avvocato Ruta valuterà l’azione da intraprendere magari per cercare di ottenere la derubricazione del più grave reato di omicidio volontario in omicidio preterintenzionale. Bisognerà attendere anche gli esiti dell’autopsia che serviranno al legale modicano per mettere su una strategia di azione.
L’OMICIDIO MONCADA A MODICA. AMMETTE I FATTI DAVANTI AL GIP IL “PARRICIDA”. ARRESTO CONVALIDATO
- Agosto 24, 2009
- 9:22 pm
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa