SCUOLA. E’ dovere di tutti rispettare la verità dei fatti. Polemica a distanza tra Ruscia e Augias

E’ dovere di tutti rispettare la verità dei fatti Ancora una volta Corrado Augias ci riserva una delusione. Sono state portate alla sua attenzione più volte, dal segretario Nazionale dello Snadir Prof. Orazio Ruscica, le imprecisioni contenute nei suoi scritti riguardanti l’insegnamento della religione. Nulla da fare: nessuna rettifica Cresce in noi il convincimento che anch’egli preferisca schierarsi con quei gruppi ancora legati ad anacronistiche posizioni ideologiche, a costo purtroppo della verità dei fatti. Ci riferiamo alla risposta di Augias su “Repubblica” del 3 settembre scorso avente ad oggetto le recenti, trite polemiche riguardanti l’insegnamento della religione; ci riferiamo, soprattutto, al fatto che il prof. Ruscica ha puntualmente fatto notare ad Augias le imprecisioni contenute nelle sue affermazioni, ottenendo però in risposta solo poche righe del tutto evasive. Certamente Augias può anche non essere d’accordo con le nostre opinioni, ma riteniamo sia dovere di tutti rispettare la verità dei fatti ed avere il coraggio di riconoscerla, qualunque sia il nostro orientamento. Chi lo sa, forse chiediamo troppo! La Redazione

Risposta di Augias a Ruscica (3 settembre 2009) gentile Ruscica, no il 70 – per l’esattezza il 69% – è la percentuale rilevata dal quotidiano il messaggero tra i suoi lettori – le faccio presente che il noto quotidiano romano ha lettori orientati verso il centro moderato – molto cordialmente, Corrado Augias

Lettera di Ruscica a Augias (3 settembre 2009) Egr. Dott. Augias, a distanza di due anni, torniamo a parlare di insegnamento della religione. L’occasione ci è data dalla sua risposta alla lettera del Sig. Moschini (Repubblica del 3 settembre 2009, pag. 30). Mi sembra doveroso fare alcune precisazioni. Ad aver riconosciuto il carattere curriculare dell’insegnamento della religione non è stato l’allora ministro Fioroni bensì la Corte Costituzionale; essa, infatti, ha affermato (sent. 203/1989) e più volte ribadito (sent. 13/1991; sent. 290/1992) che l’insegnamento della religione cattolica è inserito nel quadro delle finalità della scuola ed ha pari dignità culturale con le altre discipline; “tutto ciò NON E’ – afferma ancora la Corte – causa di discriminazione”. L’ordinanza di Fioroni, invece, che riprende una precedente ordinanza di Berlinguer, non fa altro che prendere atto dell’insegnamento scolastico della religione e affermare che gli studenti che se ne avvalgono hanno diritto a veder valutato il loro impegno scolastico, anche ai fini dell’attribuzione del credito. Non è vero che non ci sono le materie alternative. E’ possibile riconoscere, a chi non si è avvalso dell’insegnamento della religione, la frequenza e il profitto svolto nella materia alternativa oppure lo studio individuale assistito che si sia tradotto in un arricchimento culturale. Certo non viene valutata l’uscita da scuola per andare al bar o in sala giochi. Inoltre, lei riporta le motivazioni del Tar condividendo il fatto che “un insegnamento di carattere etico e religioso attinente alla fede individuale non può essere oggetto di valutazione”. E’ un’affermazione coerente, ma l’insegnamento scolastico della religione non ha nessuna attinenza con la fede individuale, né ha lo scopo di generarla. La Corte Costituzionale (Sentt. 203/1989; 13/1991; 290/1992) ha ribadito che l’insegnamento della religione è impartito nel "quadro delle finalità della scuola" ed è "compreso tra gli altri insegnamenti del piano didattico, con pari dignità culturale". Quindi l’insegnamento scolastico della religione è un insegnamento che lo Stato garantisce a tutti coloro che non vogliono restare in una condizione di analfabetismo circa i fatti e i “significati” religiosi, a partire dai testi sacri del monoteismo fino agli eventi dei giorni nostri. E’, infatti, proprio a partire dalle importanti affermazioni dalla Corte, che il Consiglio di Stato ha già bocciato la precedente sentenza del Tar Lazio, definendo il ricorso “privo di consistenza”. Infine, il 70% dei lettori è favorevole alla sentenza. Forse questo 70% occorre riferirlo al 10% che NON se ne avvale. Cordiali saluti Orazio Ruscica Segretario Nazionale Snadir Risposta di Augias ad un lettore di Repubblica (3 settembre 2009) Tra le polemiche di questa agitatissima estate dobbiamo registrare anche le reazioni alla sentenza del Tar del Lazio che escludeva l’insegnamento della religione dalla valutazione del profitto. Una circolare del precedente ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, aveva inserito la ‘religione’ fra le materie curriculari. Chi non voleva avvalersene veniva quindi discriminato in quanto le materie alternative non c’erano o non avevano uguali prerogative. I giudici amministrativi dovevano rispondere al quesito se la Circolare Fioroni del 2007 finiva o no per discriminare gli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica. La risposta è stata affermativa con questa motivazione: «Un insegnamento di carattere etico e religioso attinente alla fede individuale non può essere oggetto di valutazioni di valore proporzionalmente ancorate alla misura della fede. Sotto tale profilo è dunque evidente l’irragionevolezza dell’Ordinanza che, nel consentire l’attribuzione di vantaggi curriculari, inevitabilmente collega in concreto tale utilità alla misura dell’adesione ai valori dell’insegnamento cattolico». Un recente sondaggio ha registrato che il 70 per cento dei lettori erano favorevoli alla sentenza. E’ davvero un problema?

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