NUOVO CASO DI INFLUENZA SUINA ALL’OSPEDALE MAGGIORE DI MODICA. RICOVERATA UNA DONNA DI AVOLA

Altro caso di pandemia all’Ospedale Maggiore. Una donna di 53 anni, residente ad Avola, è giunta martedì scorso presso il nosocomio di Via Aldo Moro, proveniente dalla Divisione di Medicina dell’Ospedale di Avola lamentando una broncopolmonite cronica. Le sue condizioni critiche hanno costretto i sanitari modicani a ricoverarla in Rianimazione dove sono stati avviati tutti gli accertamenti clinici necessari per stabilire eventuali altri problemi. Si è proceduto anche all’uso del tampone per capire se ci fossero condizione riconducibile all’infezione H1N1. Il tampone è stato inviato presso il Laboratorio di Palermo da dove è giunta conferma che la donna, originaria di Palazzolo, aveva contratto quella che comunemente viene chiamata “febbre suina”. Dall’Ospedale Maggiore sostengono che non c’è motivo di allarme e che la situazione è sotto controllo tant’è che la degente è stata ben curata e sa già meglio. Dalla Rianimazione ieri mattina è stata trasferita nell’Unità Operativa di Infettivologia diretta dal dottor Antonio Davì. Non è il primo caso che si cura al “Maggiore”. A fine luglio era stata una donna di 25 anni, sciclitana, appena tornata da un viaggio in Inghilterra, mentre contemporaneamente c’era sotto osservazione una ragazzina di 14 anni, la figlia della donna rosolinese di 40 anni, ricoverata nei giorni precedenti, proveniente dall’Argentina, che era stata successivamente dimessa. L’infezione, com’è noto, si trasmette in maniera diretta attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie veicolate con tosse, starnuti, colloqui a distanza molto ravvicinata, ma anche indirettamente attraverso la dispersione di virus e secrezioni su oggetti e superfici. Ci si può infettare a 15-20 centimetri attraverso il respiro, a un metro se chi è infettato starnutisce, a circa tre metri dopo un colpo di tosse. Tra le precauzioni che vanno adottate, lavarsi le mani è fondamentale, ma va posta la giusta attenzione anche alla gestione di alimenti che, senza alcuna tutela o copertura vengono lasciati “in esposizione” rappresentando, in alcuni casi, un libero pascolo per le mosche di tutti i tipi. E’ necessaria la pulizia di sale di attesa, uffici, mezzi pubblici, negozi di prodotti alimentari, bar, ristoranti, ambulatori medi ed ospedali.

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