Quattrocento partecipanti al convegno “Arte del vivere, tra etica e creatività… quando educare è un piacere”. L’appuntamento promosso dalla cooperativa Cos ha fatto registrare il tutto esaurito a conferma dell’interesse che le tematiche proposte suscitano tra gli operatori del settore, in prevalenza del mondo della scuola. Dopo l’introduzione al convegno curata dal presidente della cooperativa, Antonino Marù, e dopo il saluto dei rappresentanti delle istituzioni, si è entrati subito nel vivo con la sessione mattutina moderata da Paolo Bozzaro. Nel primo intervento, Accursio Gennaro, ordinario di Psicologia della personalità all’Università La Sapienza di Roma, si è soffermato sulla dinamica del processo creativo in bambini di età prescolare. “Il processo creativo di cui parliamo noi – ha detto – non riguarda l’intelligenza, l’abilità o particolari processi cognitivi elevati dal punto di vista mentale, ma ha a che vedere con la capacità di essere nelle cose e presso le cose. E’ essenziale l’uso dell’oggetto, non come uso manipolativo della realtà ma come capacità del bambino di entrare in relazione vera con l’altro in considerazione del fatto che spesso i nostri problemi più importanti, anche da adulti, sono quelli legati alla difficoltà di distinguere la realtà soggettiva da quella oggettiva. Dare ai bambini l’opportunità di fare il loro inserimento nella realtà, di usarla, di essere permeati da questo uso, diventa un momento ideale e fondamentale per costruire un’organizzazione della propria personalità e quindi dell’identità che sia il più possibile armoniosa nel contesto della vita futura”. Santo Di Nuovo, ordinario di Psicologia dell’Università di Catania, presidente della struttura didattica in Psicologia, si è occupato di etica ed educazione. “E’ forte, di questi tempi – ha sottolineato – il problema dei valori da riscoprire, da educare, da studiare. In altri momenti storici c’è stata un’attenzione maggiore alla trasmissione dei valori a livello generazionale. Stiamo lavorando da un po’ con uno psicologo israeliano che ha messo a punto degli strumenti per la valutazione dei valori. Ad esempio, stiamo facendo un raffronto tra i valori di chi fa sport e quelli di chi, invece, lo sport lo guarda solo in tv. Abbiamo appurato che si tratta di valori profondamente differenti. In quel contesto entra l’educazione che ha un compito essenziale per far sì che i valori corrispondano all’esigenza attuale. C’è crisi di valori, di questi tempi, perché manca l’attenzione al problema dei valori. E’ come se non esistessero”. Alessandra Farneti, ordinario di Psicologia dello sviluppo alla Libera università di Bolzano ha parlato del clowning nel contesto scolastico chiarendo come il clown può trasformarsi in un ottimo maestro sia per gli allievi che per gli stessi insegnanti. “Da un punto di vista tecnico – ha aggiunto – ha in sé molti dei principi di altre discipline”. Il collaboratore della professoressa Farneti, Andrè Da Silva, clown, ha sostenuto che, attraverso la comicità non verbale, si cerca di avvicinare l’adulto al bambino. “Perché – ha chiarito Da Silva – la figura del clown è presente nell’inconscio di ciascuno di noi. Per i bambini mettersi il naso rosso significa liberarsi e spesso agire come non si fa nel quotidiano”. Il convegno proseguirà nel pomeriggio con la sessione dedicata a “Le politiche educative”.
Ragusa: Alla ricerca di una nuova cultura educativa. Tanti spunti interessanti emersi questa mattina al convegno su “Arte del vivere”
- Ottobre 30, 2009
- 2:46 pm
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