VITTORIA. LE BOTTE AL GIOVANE GHANESE. CHIEDONO SCUSA GLI AUTORI DELL’AGGRESSIONE

Prima le botte, adesso chiedono scusa. Quasi un ravvedimento visto che i due giovani hanno capito l’errore e sono tornati sui loro passi. E’ quasi un lieto fine, una volta tanto, quello che si è verificato a Vittoria, dopo l’episodio di violenza ai danni di un giovane immigrato ghanese, un ragazzo di appena 18 anni, da poco arrivato in Italia, che non parla ancora la nostra lingua, ospite del Centro di accoglienza gestito a Vittoria da don Beniamino Sacco. L’episodio si era verificato qualche giorno fa in largo Melodia, dove i due giovani avevano incontrato il ragazzo e lo avevano picchiato solo perchè lui “li avrebbe importunati con lo sguardo”, giustificando la loro aggressione con una frase agghiacciante: “Noi siamo italiani e tu no”. Testimone dell’accaduto anche una scolaresca, perchè il giovane ghanese, impaurito, aveva cercato di proteggersi dietro la maestra. La vicenda è stata resa nota ieri quando, dopo le indagini della Polizia, per i due aggressori, entrambi ventenni, vittoriesi, è scattata la denuncia a piede libero. Dovranno rispondere di lesioni personali aggravate da futili motivi. La loro posizione si fa pesante. Ad alleggerirla,forse, proprio il loro ravvedimento, la decisione di chiedere scusa. “Abbiamo cercato di far comprendere loro l’errore –spiega don Beniamino Sacco – hanno capito ed hanno deciso di chiedere scusa. Sono andati dal ragazzo e si sono abbracciati”. Lui, la vittima, per fortuna sta bene: è riuscito a scampare alla furia dei sui due aggressori,che sono fuggiti in sella ad uno scooter e sono stati rintracciati proprio perchè il motorino è di proprietà del padre di uno dei due. Il ragazzo è già tornato al lavoro. Don Beniamino aggiunge: “Episodi come questo, ogni volta, lasciano perplessi ed esterrefatti anche gli altri giovani immigrati. Sono giovani che spesso si lasciano alle spalle drammi enormi, la distanza della famiglia,spesso la morte dei loro cari, la persecuzione. Ci sono abituati, ma non sono rassegnati alla discriminazione: ogni volta, nei loro occhi,vedo una domanda muta: perchè? Forse un giorno capiremo, tutti, che non è possibile giudicare un uomo dal colore della pelle e dalla provenienza geografica. Ogni uomo ha una dignità ed ha diritto al rispetto da parte di tutti”.
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