PROVINCIA DI RAGUSA. ALLARME “ECO DISATRO” DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE, PIPPO MUSTILE.

In quale ambiente “vitale” stiamo facendo crescere i nostri bambini ed a quale ecosistema stiamo affidando il nostro futuro? Quante sono le persone informate sui gravi problemi ambientali che riguardano la nostra provincia e specialmente la parte ipparina? Domande verso le quali è ormai improcrastinabile una risposta urgente e soprattutto una prospettiva di sviluppo sostenibile. E’ il Il consigliere provinciale, Pippo Mustile, a porre questi quesiti, ponendo un’allarme: l’ecodisastro. " Da quaranta anni – dice – stiamo “avvelenando” il nostro territorio immolandolo alle regole del progresso economico e a quello del profitto rapido ed immediato. Senza stare a guardare tanto per il sottile, abbiamo rinunciato al rapporto millenario di sostenibilità con la nostra terra e con la saggezza antica dei padri e ci siamo arrogati il diritto onnipotente di poter decidere sul nostro sviluppo a prescindere delle regole che devono essere punto di riferimento costante di qualsiasi cambiamento sociale ed economico. Il nostro territorio non può più assorbire il carico di veleni (pesticidi e fitofarmaci) venduti, consumati e dispersi nell’ambiente con un rapporto talmente elevato di superficie agricola utile, la cosiddetta SAU, che fa considerare la provincia di Ragusa e soprattutto la fascia trasformata di Vittoria, Acate, S.Croce e Scicli, come una delle aree agricole a più alto rischio non solo della Regione Sicilia ma dell’intera Europa (relazione annuale sulla geosfera dell’ARPA Sicilia)". I dati sono allarmanti: su un totale di circa 55 mila quintali di pesticidi, classificati come tossici e molto tossici (quindi veleni di classe 1), venduti complessivamente nell’intera isola, ben 37 mila sono venduti e consumati nella nostra provincia e soprattutto nella fascia trasformata. Nel 2008 sono stati acquistati dai nostri agricoltori ben 1 milione e 500 mila chili di principi attivi, che sono tutti stati utilizzati ed impiegati nelle serre, nelle coltivazioni a pieno campo sia per gli ortaggi che per la produzione floricola. Dopo tutti questi anni il risultato che ne viene fuori è rappresentato dal fatto che tutto il bacino imbrifero del Dirillo e dell’Ippari (che ormai non è un fiume ma una fogna ed una discarica di veleni a cielo aperto) sia nelle falde superficiali che profonde, è inquinato da una quantità tali di prodotti chimici che ci vorrebbe una settimana per elencarli tutti. "Tutto questo quantitativo di tossine – aggiunge Mustile – non può più essere tollerato dal nostro ecosistema; bisogna fermarci prima che sia troppo tardi e riconsiderare il rapporto tra il profitto e la sostenibilità ambientale che a mio avviso è ormai diventato troppo oneroso per i cittadini di questa provincia. E’ necessario uno studio approfondito per valutare il rapporto tra l’uso di tutte queste sostanze e l’impatto con la salute dei cittadini e verificare se esistono correlazioni importanti tra la presenza massiccia di pesticidi e fitofarmaci, nell’aria, nell’acqua nel suolo e nei prodotti alimentari, e l’aumento di patologie importanti quali le leucemie, le patologie neurodegenerative, le malattie della tiroide che interessano ormai ogni famiglia del nostro territorio. Discuteremo di questo durante il prossimo consiglio provinciale che rappresenta, a mio avviso, l’istituzione più idonea per prendersi cura di questi problemi".

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