CNA Artistico e tradizionale, contestato il decreto di accesso alla qualifica di “Restauratore di Beni culturali”

Anche l’Unione Cna Artistico e tradizionale della provincia di Ragusa lancia l’allarme sul decreto 53/2009 approvato dal Ministero dei Beni culturali, che regolamenta le modalità per essere qualificati “Restauratori di Beni culturali”. Si tratta di una norma che rischia di far chiudere l’attività di centinaia e centinaia di restauratori italiani. “In tutta Italia – afferma il responsabile provinciale dell’Unione, Antonella Caldarera – ci si sta mobilitando con diversi ricorsi giudiziari affinché venga sospesa l’applicazione dei provvedimenti adottati, sottolineando che tali provvedimenti, se applicati, escluderebbero la maggior parte dei restauratori, impoverendo, così, la forza lavoro oggi attiva e cancellando una generazione di restauratori”. Il decreto attuativo del marzo 2009 e le successive circolari stabiliscono che sarà abilitato solo chi ha conseguito l’abilitazione presso le uniche tre scuole statali, ovvero l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, l’Istituto Centrale del Restauro di Roma e la Venaria Reale di Torino, mentre per chi si è formato nelle scuole regionali occorre integrare la documentazione con certificazioni relative al lavoro svolto sui beni pubblici prima del 2001. Le certificazioni dei periodi successivi al 2001 non saranno prese in considerazione. “Come farà un’impresa – aggiunge Caldarera – che ha aperto la propria attività dopo il 2001? In alternativa, bisogna sostenere un esame a quiz unico e irripetibile. Quindi quello che chiediamo con forza è una modifica al Codice che attraverso il superamento della data del 2001 riconsideri le condizioni per ottenere il riconoscimento ripristinando la situazione attuale”. Per sostenere queste richieste è in corso una forte mobilitazione a livello nazionale, mentre in Sicilia è prevista una riunione organizzata dalla Cna regionale che si terrà a Palermo il prossimo 2 dicembre.

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