Asp Ragusa. Piano programmatico di riorganizzazione rete ospedaliera e territoriale. Osservazioni delle organizzazioni sindacali.

Le Federazioni Provinciali CGIL FP – CISL FP UIL FPL F.S.I., a seguito della riunione del 19 dicembre scorso, nel corso della quale sono state illustrate le linee generali del “Piano programmatico di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale“ della Provincia di Ragusa, nella fattispecie identificata come Asp 7- Regione Sicilia, solo recentemente hanno avuto modo di prendere visione della successiva stesura integrale del piano stesso e di valutarne le eventuali ricadute. In questo senso hanno valutato positivamente gli indirizzi di riqualificazione della sanità sul territorio regionale contenuti nel D.A. 1150/2009 e che sono serviti da linee-guida, per la parte di competenza, nella redazione del Piano da parte di codesta ASP.
Secondo le valutazioni delle 4 organizzazioni di categoria, l’obiettivo prioritario da perseguire è quello di coniugare l’ottimizzazione quali-quantitativa ed economica del servizio sanità erogato dall’Asp, con la razionale risposta alla domanda di sanità, proveniente dal bacino di utenza di riferimento.
A tale scopo, si rassegnano alla Sua attenzione le sottoriportate osservazioni che, nella fase di attuazione del Piano programmatico, una volta recepite potrebbero contribuire, in termini di efficacia, ad obiettivare i risultati prefissati.
1.In primo luogo, occorre mettere in rilievo un dato: l’elevato indice di ospedalizzazione registrato dall’ASP, ove l’indice di fuga si compensa con quello di attrazione, sicuramente non giustifica l’attuata riduzione a 2,3 dell’indice dei posti letto per mille abitanti rispetto a quello previsto di 3,5, che si auspica venga quanto prima recuperato.
2.I posti letto dovranno essere dimensionati alla reale esigenza delle specialistiche che, in termini epidemiologici, deriva dalla casistica registrata dalla domanda di salute; inoltre, non vanno trascurate quelle specialistiche che in atto sono inesistenti nel contesto dell’ASP e la cui domanda, allo stato attuale, trova una risposta solo incrementando l’indice di fuga; infine, necessita prendere atto che le specialistiche ormai superate e/o assorbite da altre più avanzate non possono che ritenersi obsolete, con ciò che ne consegue.
3.L’avvio del processo di deospedalizzazione, comunque, si ritiene non possa essere propedeutico a quello di riorganizzazione, razionalizzazione ed efficace gestione dei servizi sanitari sul territorio per la semplice constatazione che la prima risposta alla domanda di salute dovrà essere evasa a livello di medicina di base. Senza l’attivazione delle strutture territoriali e la loro riorganizzazione, non potrà quindi essere attuabile nella sua interezza alcuna riorganizzazione ospedaliera del tipo di quella proposta, che va comunque previamente verificata, come fattibilità, alla luce delle esigenze che residuano a seguito dell’effettiva funzione di filtro che potrà essere svolta dalla medicina territoriale.
4.I PTA ed i PTE non potranno limitarsi ad essere, quando attivati, dei presidi di mero transito ma dovranno divenire strutture atte a decongestionare efficacemente la domanda di ospedalizzazione, oggi in larga parte evasa dai Pronto Soccorso, e conseguentemente, ad abbattere l’indice di occupazione dei posti letto delle Unità Operative di ricovero e cura; così come la specialistica ambulatoriale, se resa efficiente ed efficace sul territorio, potrebbe dare risposta in tempi, se non reali, sicuramente più accettabili rispetto agli attuali standards, così contribuendo ad accorciare la durata della degenza media ospedaliera.
5.Anche i servizi di diagnostica e di prevenzione, unificati ed accentrati, dovrebbero essere pensati logisticamente statici ma funzionalmente operativi, anche presso i presidi di ricovero e cura, così da poter dare un notevole contributo alla risposta dei bisogni di salute dei cittadini/utenti e consentire un abbattimento delle liste d’attesa, con una funzionalità almeno h 12.
6.La stessa unificazione di Unità Operative non potrà non rispondere ad obiettivi di razionalizzazione, ottimizzazione dell’efficienza e di efficacia, in sintesi ad un’evoluzione mirata a una capacità di risposta specialistica sempre più medio – alta rispetto alla domanda dell’utenza, così da aggredire ed abbattere significativamente l’indice di fuga.
7.L’ADI non sembra adeguatamente sviluppata nel piano di riordino, sebbene il suo sviluppo e allargamento, darebbe all’utenza, certezza di quantità e qualità delle prestazioni.
8.Inoltre, appare necessario garantire ai pazienti ed ai loro familiari che usufruiscono della struttura post-comatosi una adeguata sistemazione territoriale.
9.Infine, la riorganizzazione dell’impiego dei medici di famiglia dovrà mirare a consentire l’effettivo svolgimento del loro ruolo di figura di alto indice di riferimento sul territorio sia nella fase che precede, che in quella che segue la dimissione ospedaliera.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa