Personale della Squadra Mobile di Ragusa ha tratto in arresto un cittadino rumeno di 42 anni, domiciliato a Ragusa, disoccupato, colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere perchè responsabile del reato di maltrattamenti in danno della moglie e dei tre figli di cui due minorenni. Le indagini condotte dalla sezione “specializzata” della Squadra Mobile, un polo investigativo permanente di riferimento per la tutela dei minori e delle donne vittime di violenza, hanno accertato che l’azione violenta del 42enne costituiva nei confronti degli altri membri della famiglia le caratteristiche di un vero e proprio pericolo per la loro incolumità fisica e psicologica.La violenza, infatti, si concretizzava in continue percosse con calci, schiaffi e pugni, lanci di sedie e oggetti all’indirizzo delle vittime, minacce di morte anche mediante l’uso di un grosso coltello da cucina che il prevenuto teneva sempre a portata di mano sotto il cuscino del letto, assumendo comportamenti sessuali abnormi anche anche in presenza dei famigliari, creando nell’ambito domestico un vero e proprio clima di tensione emotiva e di isolamento. Le vittime sono riuscite a varcare la soglia della Questura e quindi a formalizzare la richiesta di aiuto, anche grazie all’opera di convinzione svolta dalle operatrici del Centro Antiviolenza di Ragusa. La Famiglia è per definizione, uno degli ambiti di potenziale protezione per i suoi membri, ma all’occorrenza può diventare anche un ambiente ostile e pericoloso per l’integrità fisica e psichica dei soggetti che ne fanno parte. Le pareti domestiche possono essere il teatro di frequenti violenze, anche perchè talvolta la famiglia si trasforma in un sistema di attribuzioni dei ruoli maschili e femminili in cui prevale da un lato il modello di dominanza e dall’altro quello di sottomissione. Questa violenza, infatti, è la meno riconosciuta dalla donna e dal contesto sociale. Le donne si vergognano della situazioneche vivono e non hanno il coraggio di rompere una relazione ambivalente che è caratterizzata sia dalla violenza che dall’amore verso il partner violento.
Gli elementi probatori forniti dagli investigatori hanno consentito al P.M. Dr.ssa Monica Menego di chiedere e ottenere dal G.I.P. presso il Tribunale di Ragusa, Dr. Giovanni Giampiccolo, la misura restrittiva della custodia cautelare in carcere.
Così come più volte evidenziato dagli investigatori addetti a questo specifico settore, la violenza intrafamiliare è, per la maggior parte, un fenomeno maschile, che nasce dalla convinzione di poter dominare i diritti corporei, spirituali, economici e relazionali del partner. Se la donna assume un ruolo passivo e vittimistico, la spirale di violenza può raggiungere, come nel caso in questione, livelli aberranti e criminali.