ROMA – L’Italia non è immune al fenomeno della pedofilia nella Chiesa. E negli ultimi 10 anni, circa “80 sacerdoti sono stati coinvolti” nel fenomeno. E’ quanto ha sottolineato padre Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione antipedofili ‘Meter’ ai microfoni di Radio Vaticana, precisando che quello della pedofilia è “un fenomeno che esiste, che c’è e nessuno può dire che non è così”.
L’Italia – ha ribadito – non è immune, anche se nel Paese il fenomeno “forse è più gestito e controllato, anche se ci sono stati dei casi affrontati con imprudenza”. Un fenomeno che riguarda, ha poi aggiunto rispondendo a una domanda dell’intervistatore, anche se in “maniera più blanda”, le suore: “Esistono casi, ci sono stati e credo che dobbiamo saperli affrontare”, anche se si tratta di un fenomeno che riguarda più gli uomini come dimostrano i dati mondiali: solo nel 4-7% si parla di donne”.
Di Noto, parroco di Avola in Sicilia e presidente dell’associazione Meter per la difesa dell’infanzia, ha così spiegato che “non dobbiamo mai più permettere che qualcuno ci dica: tu sei rimasto in silenzio. Tu non vuoi fare niente. Tu non vuoi affrontare il problema. Credo che ognuno di noi deve assumersi le responsabilità”, ha aggiunto il sacerdote, rivolgendo “umilmente” un appello anche ai vescovi: “Credo sia necessaria una azione pastorale molto più decisa, la Chiesa non può permettersi più di coprire questa azione. Quando accadono fatti perpetrati da sacerdoti è un danno enorme a tutta la comunità ecclesiale, a tutte le parrocchie e anche alla Chiesa universale: credo che il Santo Padre abbia lanciato un appello forte”, ha detto, ricordando anche la lettera ai vescovi irlandesi annunciata da Benedetto XVI.
E, parlando della lettera del pontefice attesa nei prossimi giorni, Di Noto ha sottolineato di ritenere che da quel documento “dovremmo attingere un pò tutti e soprattutto far sì che questa sia una azione pastorale quotidiana, dove i bambini devono essere accompagnati, dove i bambini devono essere educati ma dove gli adulti devono imparare a non offendere mai l’infanzia”