I VALORI NELLA SOCIETA’ CONSUMISTICA. La riflessione di Giombattista Ballarò

Pur consapevole di non essere condiviso da molti e con la certezza d’essere tacciato di moralismo, mi piace affrontare questo tema che seppure ritenuto da tanti, di grande importanza per le implicazioni che può assumere nella società attuale e soprattutto in quella futura, non sembra destare molto interesse in coloro che per ruolo se ne  dovrebbero occupare. Dagli anni 70, scopiazzando gli americani ed approfittando di un’economia che sembrava promettere benessere all’infinito per tutti, abbiamo cominciato a creare un taglio col passato, caratterizzato dalla parsimonia nel consumare ed abbiamo iniziato un percorso di “cicale” che non si è più arrestato e che ha, nel corso degli anni, abituato l’intera popolazione a spendere più di quanto guadagnasse, sempre più spinta da una pubblicità di beni e prodotti, che c’inculcava il concetto che di nulla si potesse più fare a meno per stare al passo coi tempi e non essere considerati degli “sfigati”.
Inevitabile l’indebitamento delle famiglie, incoraggiato da finanziamenti mirati all’acquisto di beni e la conseguente esigenza di aumentare il reddito familiare con nuove entrate, avviando magari la moglie in nuove esperienze lavorative, pur di permetterci i nuovi, irrinunciabili standard di spesa a cui ci eravamo abituati e che ipocritamente, ci facevano giustificare spese superflue per esigenze reali. Poichè però l’economia non è qualcosa di statico, sono intervenute nel corso degli anni, delle crisi che hanno reso insostenibile il mantenimento di tanti abusi, malgrado le famiglie abbiano ricorso all’unico rimedio possibile, ossia lavorare sempre di più, per non rinunciare a quanto ci si era abituati. Ciò ha comportato una maggiore assenza dalle case, dai figli che molto spesso crescevano privati da quelle figure fondamentali dei genitori, impossibilitati di fatto dai crescenti impegni di lavoro, ad esercitare quel ruolo educativo, di sostegno alla crescita, irrinunciabile per qualunque adolescente, che intanto cresceva a panini e televisione, a merendine e videogiochi, frustrato e sempre più legittimato a cercare una possibilità di dialogo e di confronto con altri suoi simili, nella identica situazione psicologica e quindi facili prede di situazioni pericolose per sè e per gli altri. Molto spesso, sbrigativamente, affermiamo che le nuove generazioni hanno perso di vista i veri valori della vita, molto meno spesso però, affrontiamo le cause che hanno potuto determinare certi processi involutivi nei giovani, che sempre più raggiungono stadi di degrado preoccupanti tali, che quando s’interviene, spesso è tardi. Poichè i giovani, debbono rappresentare la speranza del futuro che auspichiamo migliore, credo che la famiglia in prima battuta, a seguire la scuola, le Istituzioni, abbiano tutte insieme, seppure con responsabilità e ruoli diversi, l’obbligo morale d’intervenire per interrompere quei processi di degrado(droga, alcol, mercificazione del corpo, violenza)che stanno pregiudicando la nascita d’una società futura, caratterizzata dalla moralità e dal recupero dei valori fondamentali della persona.

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