La vicenda Videomediterraneo: Modica, trenta posti a rischio

Potrebbe sfociare nel licenziamento di trenta dipendenti la difficile situazione economica del Gruppo Editoriale Video Mediterraneo, che si protrae ormai dallo scorso mese di luglio ovvero dal momento della mancata erogazione dei contributi pubblici da parte del Ministero per l’Economia, determinata da un’indagine della Guardia di Finanza sui bilanci dell’azienda.

Da allora la vicenda giudiziaria dell’Editore Carmelo Carpentieri si protrae sul filo delle interpretazioni che riguardano l’obbligo della “separazione contabile” tra le tre emittenti del gruppo. Proprio ieri il Gip ha deciso, a seguito della riunione in camera di consiglio tenuta lo scorso 4 febbraio, di affidare nuove indagini al Pm, affinchè possa effettuare ulteriori accertamenti, per verificare in particolare, se i palinsesti delle due “reti satelliti”, costituiscano semplice rielaborazione e ritrasmissione dei contenuti della “rete ammiraglia”, così come Carpentieri ha sostenuto sin dall’inizio (in questo caso potrebbe prevalere la sua tesi circa il mancato obbligo della separazione contabile) o se diano luogo ad autonoma e distinta produzione televisiva. Per lo svolgimento delle nuove indagini sono stati assegnati al PM altri due mesi. Un termine non da poco che protrae l’agonia degli oltre sessanta dipendenti in forza all’azienda, che non percepiscono lo stipendio oramai da sei mesi e che da agosto si trovano in cassa integrazione, effettuando per lo più turni lavorativi di quindici giorni a testa. A questo punto, essendo in scadenza gli ammortizzatori sociali che erano stati concessi per sei mesi, in mancanza di una definizione della vicenda, potrebbe profilarsi l’inevitabilità del licenziamento per almeno trenta di questi dipendenti, soluzione che l’Editore paventa da tempo in mancanza di risorse per sostenere economicamente il Gruppo. “Abbiamo aspettato e siamo stati fiduciosi in un esito positivo della vicenda –spiega Carpentieri- tenuto conto dell’assoluta trasparenza con la quale in questi anni abbiamo gestito i nostri bilanci. Oggi, apprendendo che ci tocca aspettare ancora due mesi, sono, davvero, profondamente addolorato non tanto per me quanto per i miei ragazzi, per tutti i miei dipendenti, dato che per tutti la situazione sta diventando insostenibile”.

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