Un anno fa moriva lo scrittore modicano Nino Barone. “IL CIVIS ERMENEUTA” CON LA VOCE DEL POETA E DEL PROSATORE

Tra gli intellettuali più raffinati che Modica ha perduto in questi ultimi anni, vi è sicuramente il preside Nino Barone. Proprio un anno fa, l’otto luglio, Barone, nato a Modica nel 1919, si congedava dalla sua città, ove, dopo essersi laureato in Lettere e Filosofia alla Cattolica di Milano,aveva insegnato nell’Istituto Tecnico e nel prestigioso Liceo Classico. Fu anche preside, per ben trent’anni, dell’istituto Professionale Statale per l’Agricoltura che egli stesso aveva fatto nascere negli anni 1952/53.
Fu presente nella vita modicana come parte importante di quella classe politica che aprì la città allo sviluppo economico e al progresso culturale, e negli ultimi anni della sua vita mostrò una forte effervescenza culturale, confluita, tra il 2000 e il 2008, in tre volumi di prosa: “Essere cava” e “Richiami” a specchio della sua vita e della sua città, e “Il Sapore del tempo”, nonché in una intensa partecipazione alle iniziative del Caffè Letterario “Salvatore Quasimodo”.
Dell’ultima sua opera, questa volta in versi e dal titolo “La sera dell’anima”, riuscì a vedere solo la copertina mentre si trovava in un letto d’ospedale, perché di lì a poco la morte lo sopraggiugeva.
Nino Barone è stato uno scrittore con una grande voglia di condivisione di pensieri, di emozioni, di affetti, di esperienze politiche, sociali e culturali maturate lungo il cammino della sua vita; e tutto questo mondo lo si ritrova nelle sue opere, che rispecchiano le sue gioie e i suoi dubbi e quel “bene interiore” che l’Autore, dopo aver superato tentennamenti e titubanze, ha trovato poi il coraggio di portare all’esterno trasformandolo in patrimonio letterario a disposizione delle future generazioni.
La passione, la gioia, la facilità e il gusto per la scrittura, essenzializzati in interventi, conferenze e saggi vari, hanno caratterizzato la vita intellettuale di Nino Barone, la cui significativa presenza culturale e politica nella città di Modica era nota già dagli anni cinquanta nella Democrazia cristiana.
I fatti e gli avvenimenti da lui raccontati, che segnano uno spaccato della città di Modica, costituiscono, sicuramente, un frammento prezioso di storia, una testimonianza umana, prima ancora che letteraria o storica, una sintesi di “cronaca e di memoria” , dove la passione dell’uomo, del politico, del “civis ermeneuta” prevale sul letterato che può rischiare di apparire, a volte, distante e distaccato dalla realtà.
Di Nino Barone rimangono nelle memoria le sue passeggiate serali lungo il Corso Umberto, ove il modicano, come egli stesso scrive, “ vive un momento essenziale del suo ‘essere cava’ “, come pure rimane ben evidente la sua “moderazione” di cui egli stesso parla in “Essere cava”: “Si, sono e mi sento un moderato, uomo cioè che, sempre e in tutto, nella sua vita, ha cercato di rifuggire dalle posizioni estreme, rigide o esasperate. Ho amato e amo l’equilibrio. La moderazione mi appare la virtù più alta e la dote più importante che l’uomo possa conseguire”( p. 184).
Dalle pagine politiche di Nino Barone emerge una moderazione che non ha però nulla a che vedere con la conservazione, la stasi, il quietismo molliccio e deleterio, il giustificazionismo buonista; i suoi scritti, al contrario, quando entrano nell’analisi del decennio politico 1975/85 sono spesso mordaci e punzecchianti, carichi di domande e affondano il bisturi in quelle che sono per l’Autore le spiegazioni del degrado e del fallimento generale della politica italiana.
La “democrazia bloccata”, “l’immobilismo della classe dirigente”(politica, tecnica, amministrativa), “la spartizione lottizzata delle cariche pubbliche”, “l’abuso di socialità” sono state all’origine – secondo Barone – di un processo di degenerazione della politica, processo nel quale sono stati coinvolti – come egli sostiene da persona moderata e non manichea ,- tutti i partiti.
Le opere di Nino Barone costituiscono sicuramente, nel loro intreccio di cronaca, memoria, politica, cultura e avvenimenti vari, rievocazione di affetti e sentimenti, un “messaggio etico” per l’uomo del nostro tempo.
“Hominem pagina nostra sapit” diceva Marziale in un suo epigramma per contrapporsi a scrittori che infarcivano i loro libri di artificio, retorica ed alchimie distanti dalla vita degli uomini: ebbene, la pagina di Barone “sa di uomo”, e quindi di storia, di memoria, di affetti, di annedoti che lo hanno riguardato in prima persona e che hanno interessato la città di Modica; nella pagina di Barone troviamo la rappresentazione realistica del vivere quotidiano a livello locale e universale, osservato con uno sguardo vigile, schietto e disincantato e, nel contempo, partecipe. Le sue opere non sono state “una velleità o avventura letteraria”; con esse Barone si è dimostrato un osservatore che ha saputo rappresentare la realtà cogliendone non la superficie ma le radici complesse e, in alcuni casi, meschine di certi comportamenti. Nei suoi scritti non c’è livore, disprezzo, anzi serenità e pacatezza interiore; egli può dare l’impressione, in certi passaggi, di avere una prospettiva “catoniana”, cioè di guardare con rimpianto al passato, ma nei fatti si è dimostrato capace di comprendere i cambiamenti della nostra società.
E l’ultima sua opera in versi, “La sera dell’anima”,(2009) è proprio lo svelamento della sua anima che si prepara a transitare verso il Cielo. Egli muore da poeta che cerca, come diceva Lucilio, di “trarre il verso dall’interno del cuore”. In questa espressione luciliana trovano infatti la sintesi le sue poesie, che cantano gli affetti, le amicizie, i sentimenti con un sentire caldo ed emotivamente coinvolgente. Nella sua poesia Barone fa riemergere “il fanciullino” che ha dentro, consapevole che la sua versificazione avesse più il volto di una prosa poetica che della liricità in senso stretto. Ma ha voluto donare il suo canto a se stesso, agli amici, alla città di Modica, sapendo ormai, come recita l’ultimo verso della poesia “Spazio” , che egli stava “per arrivare alla fine”.

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