ATO IDRICO RAGUSA, NO AD UN NUOVO CARROZZONE. PRIMA DI PARLARE DI SOCIETA’ IN HOUSE OCCORREREBBE INVECE VALUTARE I VANTAGGI DELL’AFFIDAMENTO AI PRIVATI

“L’ultima cosa di cui la provincia di Ragusa ha bisogno è di un nuovo carrozzone, quello che rischia di diventare l’Ato idrico con la gestione in house dell’acqua”. Il Partito Repubblicano della provincia di Ragusa, attraverso le parole del coordinatore regionale Gino Calvo, esplicita la propria posizione e si schiera nettamente contro le logiche che tendono ad appesantire la gestione del sistema idrico. “Basta, del resto – afferma Calvo – dare una rapida occhiata a quanto accaduto in questi ultimi giorni, con l’arrivo di bollette esose che hanno inciso sui bilanci familiari messi già a dura prova dalla crisi economica, per rendersi conto di come la battaglia ideologica sull’acqua pubblica, che molti stanno sostenendo ma senza alcun fondamento reale, sembra essere una strada senza via d’uscita, anzi peggiorativa rispetto al quadro disarmante già esistente”. Calvo chiarisce meglio. “Se la gestione del sistema idrico e integrato fosse stato realizzato con i privati – aggiunge – questi ultimi avrebbero avuto l’obbligo di spendere il cinquanta per cento dei fondi, da integrare con i fondi comunitari, per il rinnovo delle reti idriche delle città della nostra provincia. Nella misura in cui tale rapporto viene meno, e si procede con la gestione in house, è chiaro che molti sindaci caricheranno sull’Ato idrico il personale e non ci sarà, a lunga durata, alcun beneficio per i cittadini. I costi rimarranno immutati. Addirittura le tasse potranno aumentare. Ma nei fatti non saranno apportate migliorie di alcun genere nelle nostre reti idriche al contrario di quanto, invece, succederebbe con i privati che avrebbero l’obbligo di rifarle, investendo decine di milioni di euro in ciascuna realtà. Allo stato attuale, i numeri che riceviamo, rispetto alla perdita di acqua all’interno delle varie reti, sono preoccupanti”. Si stima, infatti, per la sola città di Ragusa, che la perdita d’acqua dalla rete si aggiri intorno al 65%. “Significa che su cento litri ne utilizziamo appena 35. Bisognerebbe chiedere ai sostenitori della pubblicizzazione del prezioso liquido se per loro sia giusto sprecare quell’acqua bene pubblico di tutti. C’è, con tutta evidenza, qualcosa che non funziona quando si punta alla gestione del sistema idrico integrato con la formula in house. I benefici ambientali che se ne avrebbero, con i privati, sono di gran lunga inimmaginabili. Ecco perché, come Pri, chiediamo che gli attuali percorsi dell’Ato idrico possano essere rimessi in discussione. Ne va del futuro di tutti noi”.

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