Consorzio Universitario di Ragusa. La Cgil vuole fare chiarezza

Sulla stabilizzazione del personale precario del Consorzio Universitario di Ragusa, la Cgil, ritiene opportuno fare un punto di chiarezza e di chiarimento, visto il clima di confusione che “qualcuno, forse compulsato da una interiore condizione di rivalsa, intende artatamente estendere a qualunque costo sulla problematica, anche se tale comportamento potrebbe connotarsi a discapito delle aspettative occupazionali di lavoratori che da almeno due anni lottano per avere riconosciuto lo status di dipendente a tempo indeterminato”.
“Il sindacato, tutto e senza distinzione alcuna, nel corso di lunghissime trattative – dice Salvatore Terranova – ha chiesto di attivare le procedure di stabilizzazione a tempo indeterminato dell’intero bacino del personale, distinguendo quelle per il personale ex- asu, per il quale le norme regionali consentono il mantenimento per un ulteriore quinquennio dei contributi che la Regione ha garantito al Consorzio anche se quest’ultimo lo assumerà a tempo indeterminato, dalle altre relative al resto de personale, per il quale la procedura richiesta aveva una impostazione differente, essendo lavoratori con contratto a termine disciplinato dalle disposizioni del D.gls. n. 368 del 2001 e smi”. Questo è il quadro delle procedure di stabilizzazione avanzato sino a qualche mese addietro, anche perché il sindacato ha delineato siffatta proposta di stabilizzazione tenendo conto del fatto che il Consorzio si connotava prevalentemente come ente di diritto privato, considerato che ogni qualvolta veniva chiesto di sciogliere il nodo se il consorzio fosse un ente a prevalente partecipazione pubblica nella considerazione che riceve contributi finanziari da enti pubblici (atteso quanto disposto dall’art. 18, comma 2, della legge n. 133 del 2008) oppure un ente privato anche se gestisce denaro di provenienza pubblica, mai il consiglio di amministrazione ha fornito una netta risposta. “Questo fino a che non viene chiesto, un paio di mesi addietro, da parte del c.d.a – aggiunge Terranova – un parere legale ad un avvocato, il quale individua il consorzio né come ente totalmente di diritto privato né tra quelli totalmente pubblici e consiglia la procedura della selezione di pubblica quale possibile e più indicata modalità di stabilizzazione. La selezione, infatti, come disposta dalla citata legge n.133/2008, rappresenta la modalità procedurale più garantista sia per gli amministratori che per i lavoratori”. La Cgil, così come le altre sigle compresa l’Ugl, ha condiviso detta procedura anche perché essa comunque costituisce, al di là di ogni speculazione politica e sindacale da parte di qualcuno, lo strumento che garantisce tutti. Ci permettiamo di dire – soprattutto i lavoratori.
In questo contesto di totale convergenza tra le parti in ordine al personale, si innesta, a partire dalla seconda metà dello scorso giugno, un vulnus nella comunicazione tra il c.d.a e il sindacato, nel senso che c’era stata tra le parti comunanza di intenti sulla procedura selettiva, ma il c.d.a fornisce il testo del regolamento e del relativo bando di assunzione dopo che il medesimo c.d.a li ha formalmente deliberati e approvato la dotazione organica. Su questi due importanti atti, insomma, il c.d.a non concerta assolutamente con nessuno: non non capisce perché visto che l’intero percorso era stato costruito di pari passo attraverso un clima di collaborazione e di partecipazione. Il sindacato ne prende atto e dopo aver svolto l’assemblea coi dipendenti, con propria nota fa rilevare al c.d.a la necessità di apportare alcuni leggerissimi cambiamenti sia al regolamento che al bando, temendo che, se questi ultimi fossero rimasti senza le modifiche proposte, molti dipendenti non avrebbero partecipato alla procedura di stabilizzazione. E così è stato! La richiesta del sindacato non trova accoglimento da parte del consiglio, ne viene a conoscenza non per diretta comunicazione del consorzio ma attraverso gli organi di stampa e si apprende anche che 22 unità su 51 non hanno presentato la domanda di partecipazione. A questo cgil, cisl e uil chiedono un altro incontro colla finalità di addivenire col c.d.a a una mediazione tesa creare le condizione per recuperare le unità che sono fuori dal bando.
L”unico possibile punto di apertura, emerso nell’incontro, da parte del consorzio si è sostanziato in una eventuale riapertura dei termine subordinandola alla richiesta formale delle 22 unità di voler partecipare al bando senza chiedere altre condizioni. Pleonastico dire che chi non ha partecipato al bando è rimasto ancora deluso e tutti non hanno inteso chiedere la riapertura, almeno sino ad adesso, propendendo per il ricorso dinnanzi al Giudice del Lavoro per la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato.
Alcune considerazioni.
Tutta la questione, quella stabilizzazione del personale, è stata caricata, forse, di improprie valenze politiche. E questo ha appesantito sia il percorso sia gli esiti. Si è sperato fino all’ultimo momento in una condizione di maturità di tutti gli attori del processo posto in essere, ma così, purtroppo, non è stato. La realtà è che non si è riusciti, al consorzio, di effettuare una operazione di questo rilievo nel dovuto clima di pace e di serenità. Qualcuno ha deciso di immettere nel processo in atto proprie inquietudini, politiche, personali, di protagonismo. Con rammarico bisogna dire che tra tutte le stabilizzazioni effettuate in provincia, sia nel pubblico che nel privato, avvenute in controtendenza rispetto alla falcidia di posti dovuta alla crisi globale, quella del Consorzio sta avendo un esito assurdo”.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa