Aeroporto di Comiso: c’è forse una “terza verità”. Vediamo di capirla! Sulle vicende dei giorni scorsi su cui si è detto e scritto, su cui si è speculato mediaticamente, specie da parte di alcuni deputati “fantasiosi”, non è il caso di soffermarsi , anche perché ai cittadini che amano la risoluzione dei problemi non interessano. C’è anzitutto una “prima verità”: la proceduta burocratica dentro la quale si è mossa la costruzione dell’aeroporto è stata ibrida, complessa e contraddittoria, creando una sorta di percorso farraginoso e contrastivo tra Stato, Regione e Comune di Comiso. Non c’è dubbio, e questo è un dato oggettivo, che l’Amministrazione comunale Di Giacomo pro tempore, chiaramente in buona fede e mossa dal bisogno di avere una sorta di primazia nella gestione dell’aeroporto, ha commesso degli errori di procedura e formali che, nel mentre andavano avanti i lavori, si consideravano secondari, ma che nella fase finale sono esplosi, come era naturale che fosse. Se l’aeroporto, costruito con soldi pubblici tratti dai fondi europei, deve avere una caratura nazionale ed essere finanziato dallo Stato, è chiaro che deve essere gestito come in atto vengono gestiti tutti gli altri aeroporti nazionali. Comiso non può fare eccezione! Quello di Comiso infatti, a seguito delle procedure anomale seguite nella sua costruzione, non andrebbe a collocarsi in questa prospettiva. Quindi le Stato ritiene con un protocollo di intesa di dover trasferire tutto alla competenza della Regione. Il ragionamento dello Stato ha una sua coerenza logica.
E qui viene fuori la “seconda verità”. Che cosa comporta la firma del protocollo? Il declassamento dell’aeroporto di Comiso a un ruolo di interesse regionale. Il Presidente della Regione Lombardo non ci sta! Ed ha ragione. Così finisce che lo Stato – spiega Lombardo – si lava le mani, trasferisce il sedime aeroportuale alla Regione e lascerà a questa il compito di stabilire il da farsi, perché pare che nel protocollo non ci siano clausole specifiche che attestino che lo Stato farà la sua parte economica. A parole c’è, sulla carta parrebbe di no. Il rifiuto di firmare ha dunque una sua coerenza logica. Ma qui sorge un’altra questione: la mancanza di questa firma avrebbe come effetto un danno ancora maggiore rispetto a quello che si vorrebbe prevenire. Senza questa firma l’aeroporto non apre, la struttura rimarrà ferma per diversi anni, si dovrà fare ricorso a nuovi bandi..Insomma si ricomincia d’accapo. E questo, chiaramente, le popolazioni della provincia di Ragusa non lo possono accettare, per cui dicono bene quei politici, al di la degli schieramenti, quando affermano: “chi non firma è contro l’aeroporto”.
Sorge allora una “terza verità” possibile. Il Presidente della Regione Lombardo, che ricordiamolo ha le sue radici politiche nella realtà della provincia di Catania, con la mancata firma forse mirerebbe, volontariamente o incosciamente, a proteggere il suo territorio costruendosi un “alibi politico” essenzialmente giusto e vero: “l’opposizione al declassamento dell’aeroporto di Comiso”. Considerato che aprire Comiso significa attivare tutta una serie di processi economici, imprenditoriali, turistici, mercantili, di occupazione lavorativa che aprirebbero una concorrenza con l’aeroporto di Catania, forse un ritardo dell’apertura eviterebbe al momento questo pericolo. Certo che se fosse vera questa “terza verità”, sarebbe grave perché avrebbe alla base l’idea che la terra iblea è terra da colonizzare, da lasciare ai margini dei processi internazionali che contano e nella quale continuare ad operare quegli scippi che da trent’anni si sono, in vari modi, continuati a perpetrare.
Io credo che per la popolazione iblea questa firma s’ha da mettere!
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO di… Direttore. AEROPORTO DI COMISO: QUESTA FIRMA “S’HA DA METTERE!” NO ALL’IPOTESI DI UNA “TERZA VERITA”
- Settembre 3, 2010
- 3:30 pm
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