Ragusa. Cgil, Cisl e Uil: “Revocare adozione Piano Paesaggistico”

Revocare da subito l’adozione del Piano Paesaggistico Territoriale. Lo sviluppo provinciale non può essere messe in discussione da un provvedimento arbitrario e ingiusto. Nasce da questa considerazione il documento di Cgil, Cisl, Uil che assieme a Filctem, Femca e Uilcem di Ragusa, unitariamente, portano all’attenzione dell’opinione pubblica ragusana.
Il territorio sta subendo un attacco economico senza precedenti, concentrico, spietato. Aggressioni in puro stile terroristico, guidate da una ambigua elite culturale, contro il progresso economico della nostra provincia dietro l’alibi di un sempre più falso e artificioso progetto di salvaguardia ambientale. Una dittatura intellettuale, dichiarano dalla CGIL CISL E UIL, che ha partorito il progetto “virtuoso” del Parco degli Iblei, miseramente fallito, e oggi la follia del Piano Paesaggistico territoriale, appena adottato, con l’unico scopo di seppellire e per sempre il sogno di sviluppo del territorio Ibleo.
Il Piano paesaggistico doveva essere strumento volto alla tutela e alla valorizzazione dei beni artistici e naturali presenti nel nostro territorio, ripartito in ambiti omogenei per caratteristiche culturali, estetiche e morfologiche. Ma di razionalità delle ripartizioni, di equità, di proporzionalità delle tutele, e soprattutto di mantenimento dell’identità del territorio, il piano -adottato dal provvedimento dell’Assessore Armao- ha poco e nulla.
La provincia di Ragusa non può cedere pezzi di espansione economica, e sbarrare le porte all’attuabilità di uno sviluppo sempre più prossimo, per una volontà politico-culturale, di parte, che nulla ha a che fare col nostro territorio, e che soprattutto non apre al confronto con le parti sociali per le necessità del territorio stesso.
Il piano, così come proposto e adottato, costringe al fermo economico la crescita degli Iblei, mettendo a serio rischio anche il mantenimento dell’economia esistente. È il caso di Enimed, ex Somicem, società del gruppo Eni attiva in Sicilia nell’estrazione del greggio, che ha già speso 26 milioni di euro per il progetto di sviluppo dei pozzi di Tresauro 2, e che oggi -sulla scia dell’adozione di un piano paesaggistico a dir poco illiberale- vede miseramente svanire nel nulla.
Nessuno ha posto l’esigenza che l’adozione del Piano avvenisse in un contesto in cui le vocazioni produttive legate allo sviluppo e all’occupazione fossero salvaguardate. Bloccare Eni nei lavori di allestimento perforazione di contrada Tresauro, vuol dire mettere il tappo, chiudere definitivamente i conti con lo “sviluppo possibile” del nostro territorio: sessant’anni di petrolio estratti dal sottosuolo ragusano, ad impatto ambientale zero, non possono essere cancellati da un provvedimento legislativo autoritario e non concertato. La chiusura del progetto Tresauro 2, che a regime triplicherebbe la produzione attuale da 200 mc/giorno a circa 600, avrà in qualche modo ripercussioni sull’organizzazione degli addetti di Enimed a Ragusa, che oggi dà lavoro a 150 risorse tra personale del diretto e dell’indotto. L’adozione del piano ha scritto la parola fine ai nuovi insediamenti produttivi della nostra provincia, dalla piccola industria alle installazioni di nuove serre, dall’implementazione del fotovoltaico agli investimenti nel comparto turistico-alberghiero.
La richiesta di un incontro urgente con la Sovrintendenza ai beni culturali, per la discussione dei provvedimenti esecutivi già adottati per l’adozione del Piano -vedi il blocco dei lavori Enimed per Tresauro 2- è solo il primo passo verso una ridiscussione su base concertativa del provvedimento Armao. Il Piano, così come imposto, non risponde assolutamente alle reali esigenze di salvaguardia del patrimonio paesaggistico del comprensorio ibleo, gravando ancor di più sul già pesante deficit strutturale del tessuto produttivo della nostra Provincia.
Cgil, Cisl e Uil, pertanto, invitano i sindaci del territorio a rigettare con forza l’adozione del Piano paesaggistico, passando dalla sospensiva amministrativa e dal ricorso giudiziale, per bloccare le prescrizioni già in atto. Adottare un provvedimento così importante per lo sviluppo dell’economia ragusana, senza avere assicurato la reale ed effettiva partecipazione del territorio per la condivisione del progetto, è assolutamente inutile e imprudente. Se l’assessore Armao non vuole arretrare di un centimetro sul provvedimento autoritario che porta la sua firma, sarà compito di questo sindacato, delle istituzioni, dei cittadini, manifestare il dissenso ricorrendo a tutti gli strumenti di protesta democratici, clamorosi e opportuni.

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