Processo “Trush”. Il Gup di Modica deciderà il prossimo tre febbraio

Richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati. L’ha avanzata il pubblico ministero, Francesco Puleio, nel corso del processo col giudizio abbreviato che si celebra davanti al Gup del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, riguardante la precedente gestione del servizio di igiene ambientale a Modica. Sotto processo i due legali rappresentanti dell’Ati Busso Ecos, rispettivamente di Giarratana, e di Nicolosi, difesi dagli avvocati Saverio La Grua e Rosario Pennisi e quattro dipendenti comunali. Dopo le richieste del piemme, sono stati tutti i difensori a prendere parola per le loro arringhe: oltre a La Grua e Pennisi, hanno discusso il processo gli avvocati Giovanni Di Pasquale, Giorgio Assenza e Vincenzo Iozzia. L’accusa parla di abuso d’ufficio, peculato e frode in pubbliche forniture, reati contestati a seguito delle indagini eseguite dalla Guardia di Finanza per fatti risalenti al 2007 e ai primi mesi del 2008. Complessivamente sono diciotto gli episodi contestati. Il processo è legato ad un’operazione delle Fiamme Gialle denominata “Trash”(spazzatura). All’epoca, erano i primi di luglio del 2008, 50 finanzieri effettuarono oltre venti perquisizioni domiciliari e personali tra le province di Ragusa e Catania, volte a reperire eventuali altre fonti di prova utili alle indagini. Secondo la Procura, gli imprenditori avrebbero falsamente dichiarato di essere in possesso dei requisiti previsti per la partecipazione alla gara ed il successivo espletamento del servizio di raccolta e smaltimento dei Rsu del Comune di Modica, per gli anni 2007-2008, quando, nella realtà, non possedevano né i requisiti per la partecipazione alla gara né le capacità tecnico-imprenditoriali per l’esecuzione dell’appalto; avrebbero utilizzato, nell’esecuzione dell’appalto, mezzi diversi ed in misura inferiore da quelli pattuiti nonché personale in quantità numericamente inferiore e con qualifiche differenti, ed inferiori, al pattuito, così ingiustamente lucrando circa 760.000 euro oltre il prezzo dell’appalto, già di per se ritenuto non congruo; i pubblici dipendenti avrebbero istruito ed aggiudicato l’appalto nonostante le suddette anomalie; avrebbero ancora omesso di eseguire i dovuti controlli ed intraprendere qualsivoglia iniziativa per imporre la corretta esecuzione del contratto; – consentito il pagamento di emolumenti non dovuti per prestazioni d’opera già comprese nel contratto e tentato di appropriarsi della somma non dovuta di oltre 170 mila euro, per prestazioni rientranti nella normale attività di servizio. Il Gup, dopo le richieste del piemme e le arringhe difensive, ha rinviato al prossimo tre febbraio per le eventuali repliche della pubblica accusa e per le sentenze.

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