Ragusa: Clan Rugby Ibleo senza campo, lo sfogo del ds Buscemi “Perché privarsi di uno spazio dove far crescere una passione?”

“E’ proprio il caso di dirlo, la montagna ha partorito il topolino”. Così il direttore sportivo del Clan Rugby Ibleo, Antonio Buscemi, commenta la divulgazione, venerdì scorso, da parte del Comitato regionale Sicilia della Fir, del calendario del campionato nazionale di serie C 2010-2011 girone siculo/calabro, gruppo 1 e gruppo 2, con inizio domenica 10 ottobre. “Non comprendiamo il ritardo – continua Buscemi – nello stilare il calendario ma ci adeguiamo; solo un mese di anticipo ed avremmo potuto confrontarci con i calendari di altri sport che utilizzano impianti sportivi. Il Clan esordirà in casa contro il Cus Catania, incontro che assume tinte forti. Basti pensare che gli etnei hanno inflitto una delle due sconfitte subite dal Clan nella scorsa stagione. Nella seconda di campionato ospiteremo il Nissa rugby, per poi, alla terza giornata, essere “ospiti” del Padua. Tre incontri, tutti impegnativi ma fra le mura amiche. Ma quali “mura amiche?” Purtroppo, Ragusa, la nostra città, pur potendo contare su un movimento rugbistico degno di panorami più padani che siculi, non può fare affidamento su una struttura dedicata, o meglio la struttura c’è ma è stata chiusa per lavori alla fine della scorsa stagione con il fermo intento (gara d’appalto) del rifacimento del terreno di gioco. Sei mesi per rendere il terreno drenante e rifare il manto erboso. Attendiamo diligentemente, con la pazienza che solo i rugbisti hanno. E a nulla sono valse le continue segnalazioni fatte all’Amministrazione comunale pregando la stessa ad una presenza più assidua e ad una più oculata direzione dei lavori. Come volevasi dimostrare, oggi il nuovo campo di rugby è praticamente inagibile e non si conosce nemmeno la data di fine lavori, sempre se detti lavori abbiano seguito l’iter della perfetta regola d’arte”.
Il diesse continua e chiarisce che si tratta di un “campionato in salita, non solo per il blasone delle avversarie (tutte le sette formazioni del gruppo 1 godono del nostro rispetto), ma anche perché il Clan si vedrà costretto a dover disputare, se non tutto, buona parte del campionato in strutture di fortuna. Lo sport in genere usa i colori per dipingere le bandiere dei sostenitori, non ha colore politico. Almeno non dovrebbe. Resta comunque la vergogna di non essere riusciti in sei mesi a piantumare un prato rendendolo funzionale. Che senso ha – si chiede il ds Buscemi – togliere ragazzini dalle strade, dare loro degli ideali, difendere i colori di una città, quando poi ci tocca elemosinare uno spazio dove far crescere una passione? Questo ci dovrebbe far riflettere”.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa