LA MISSIONE IN AFGHANISTAN E’ DI PACE E DI GUERRA. La riflessione di Giombattista Ballarò

Troppe giovani vite spezzate perchè la presenza di nostri militari in Afghanistan si possa definire missione di pace. L’ultimo bollettino di guerra, porta a 34 il numero di vittime italiane, cadute in guerra per tentare di portare la pace in quella terra martoriata. In realtà è dal 2001, dopo gli attentati alle torri gemelle, che gli Stati Uniti e le forze britanniche combattono in Afghanistan per scovare Osama Bin Laden e ridare la libertà al popolo afghano.Nel 2004
aderiscono altre forze della Nato tra cui l’Italia ed in 6 anni, con la morte dei 4 alpini della Brigata Julia, in un’operazione di guerra che i nostri politici si ostinano a definire ancora missione di pace,raggiungiamo come detto, lo spaventoso numero di 34. C’è un dato che dovrebbe allarmare i vertici del governo ed è quello che nei primi
4 anni e mezzo della nostra presenza, hanno perso la vita 14 nostri giovani, mentre nel rimanente anno e mezzo, ne sono stati uccisi 20. Questo vuol dire solamente che gli attacchi sono divenuti più frequenti, si sono riorganizzati dopo le sconfitte iniziali e molto probabilmente altro sangue innocente verrà versato. Da mesi sentiamo
promesse che i nostri soldati non avrebbero più corso i pericoli del passato, perchè i blindati “lince” sui quali si spostano, avrebbero subito modifiche tali da garantire una maggiore sicurezza ed invece questi nostri eroi muoiono come prima. Ma se una missione di pace, per cause indipendenti da nostre volontà, in corso d’opera si capisce
che a tutti gli effetti è diventata missione di guerra, va continuata o bisogna prenderne atto e battere ritirata ?
Il nostro governo, se non vuole sentirsi responsabile di ulteriori perdite di vite umane, deve avere il coraggio di dire che sta combattendo una guerra che inizialmente non era tale ed abbandonare. Non sarebbe,come sostiene qualcuno, un atto di viltà, bensì un segno di responsabilità da veri Statisti. E poi, oltre alle vite dei nostri
militari, decidere il rientro delle nostre forze, significherebbe salvare anche tante vite di civili e di bambini afghani, senza parlare dei miliardi di euro che andrebbero risparmiati da spese in armamenti per essere devoluti nello stato sociale che ne ha tanto bisogno.

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