Nell’ambito dei servizi di prevenzione generale e controllo del territorio, predisposti dal Questore di Ragusa, Dr. Filippo Barboso, il personale dell’U.P.G.S.P – Sezione Volanti, diretto dal Commissario Capo Dr. Paolo Arena, dopo accurate indagini ha denunciato in stato di libertà tre persone per truffa in concorso.
A seguito di una denuncia presentata dalla titolare di un negozio di antiquariato ubicato in questo capoluogo, il personale della Sezione Volanti effettuava una indagine attraverso la quale venivano individuati gli autori di una insidiosa truffa.
Le persone denunciate in stato di libertà sono C.G. palermitano di 43 anni, A.V. napoletano di 49 anni, e M.S. palermitano di 42 anni. C.G.. e M.S. all’inizio del corrente anno, al fine di conquistare la fiducia della vittima, intrattenevano delle piccole compravendite con essa, tutte andate a buon fine.
Agli inizi di Marzo 2010 C.G. e M.S. invitavano la persona offesa, a portare dei mobili alla fiera internazionale dell’Antiquariato che si svolgeva a Parma. La vittima accettava l’invito e si recava a Parma portandosi i suoi mobili. Durante il periodo in cui si svolgeva la fiera, C.G. e M.S., presentavano alla vittima A.V. Nella circostanza C.G. e M.S. riferivano alla vittima che A.V. era un importantissimo “mercante di antiquariato” e che, per una persona del mestiere, entrare nelle sue grazie, significava sistemarsi a vita. Anche A.V., spalleggiando i suoi complici, vantava amicizie molto importanti nel settore, riferiva di avere un grossissimo giro di affari anche con la Francia, con dei depositi a Fossano località, quest’ultima, che è una sorte di “mecca” per i commercianti di mobili antichi. I raggiri posti in essere dal terzetto coglievano il segno e la vittima, allettata dal pensiero di poter concludere affari molto vantaggiosi con A.V. faceva di tutto per conquistare la stima professionale del “prestigioso mercante d’antiquariato”, invitandolo più volte a visitare il proprio negozio di Ragusa. A.V. accettava l’invito della vittima e, dopo circa un mese, veniva a Ragusa a visitare il negozio, accompagnato dai due complici. Anche in questa circostanza C.G. e M.S. non facevano altro che complimentarsi con la vittima per il fatto di essere riuscita ad entrare nelle grazie di una persona così importante che sarà la garanzia per la sua attività economica.
Continuando a complimentarsi, C.G. e M.S. chiedevano alla vittima il pagamento di una somma di denaro in loro favore, per averle fatto conoscere una persona così importante. Durante la permanenza a Ragusa A.V., spalleggiato dai complici si complimentava con la vittima per i mobili in vendita nella sua attività commerciale. La vittima, contenta per i “superiori” apprezzamenti, chiedeva ad A.V. di visionare anche il suo arredo della propria abitazione. A.V., al termine della breve permanenza a Ragusa, durante la quale non si era limitato in prestigiosi apprezzamenti, capiva che il momento era propizio e proponeva alla vittima un affare molto vantaggioso: le chiedeva di acquistare quasi tutti i mobili del negozio e alcuni di casa offrendole un prezzo di circa 70 mila euro. Veniva concordato il pagamento con assegni! La vittima, ormai abbindolata e indotta completamente in errore, credendo di avere a che fare con un importantissimo “mercante di antiquariato”, accettava la sua offerta, chiedendo almeno un contratto scritto. Per tutta risposta, A.V. le riferiva “tra noi commercianti basta una stretta di mano”! La vittima per non perdere la fiducia del “prestigioso uomo d’affari” accettava la sua proposta e consegnava i mobili richiesti, ricevendo in pagamento solo gli assegni. Al momento di versare gli assegni cominciano i guai: gli assegni erano privi di fondi! Alla specifica richiesta della vittima, A.V. le riferiva di attendere un po’ in quanto, oltre ad avere dei gravi problemi familiari, stava attraversando un momento di mancanza di liquidità. La vittima, ancora fiduciosa e convinta di avere a che fare con un onesto e importante commerciante, attendeva notizie. Alla fine di agosto 2010, la vittima apprendeva di un grosso furto di mobili antichi avvenuto a Forlì cosa che le faceva scattare un campanello di allarme e le faceva maturare l’idea di essere caduta in una truffa. All’ennesimo rifiuto del pagamento degli assegni, la vittima, si recava in Questura per sporgere querela. Dalle indagini emergeva che effettivamente il terzetto aveva a che fare con il grosso furto commesso a Forlì verso la metà di agosto 2010 e che A.V. non era l’onesto commerciante che la vittima pensava. Le indagini permettevano si scoprire che effettivamente la titolare del negozio ubicato nel nostro capoluogo era caduta nelle grinfie di una banda di truffatori che operava in tutta Italia. Individuati e denunciati gli autori del reato, le indagini continueranno e, con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Ancona, si tenterà di recuperare i mobili oggetto della truffa.