Assolto in primo grado, operaio modicano condannato in Appello

Il pubblico ministero impugna la sentenza di primo grado che prevedeva l’assoluzione dell’imputato con la formula “il fatto non è qualificato come ingiurie e manca della prevista querela”. La prima sezione della Corte d’Appello di Catania accoglie il ricorso e, stavolta, condanna l’imputato. Non è, dunque, andato a buon fine l’espediente del difensore di Salvatore Avola, un operaio modicano accusato di ingiurie e resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice monocratico del Tribunale di Modica, Patricia De Marco, aveva in precedenza assolto l’uomo che qualche anno prima era incappato nei controlli della polizia di Stato. Secondo gli agenti, l’imputato, durante il controllo, aveva inveito sembra anche con minacce senza alcuna velatura ed addirittura si sarebbe vantato di presunte, importanti conoscenze fino ad essere indotto ad esprimere frasi del tipo “Io ti rovino”. Da questo episodio che, nei fatti, secondo il pubblico ministero, avrebbe avuto toni più accesi dal punto di vista verbale, ne scaturì una relazione dei poliziotti che, nell’annotazione, concludevano con la dicitura “la presente ha valore di querela”. Il difensore dell’imputato, l’avv. Ignazio Galfo, aveva sollevato l’eccezione della mancanza di querela nel fascicolo, giacchè, pur condannando l’episodio come un atteggiamento inurbano o ineducato, aveva ricondotto le accuse laddove non sono perseguibili d’ufficio, l’oltraggio a pubblico ufficiale, e, quindi, era d’obbligo la querela di parte. Esclusa l’annotazione dei poliziotti in via preliminare, era decaduto, pertanto, il reato. I poliziotti sono stati rappresentati dall’avv. Emanuele Guerrieri. I giudici catanesi hanno riformato la sentenza e condannato Avola a 500 euro di multa e al pagamento delle spese processuali.

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