Il personale della Squadra Mobile di Ragusa ha tratto in arresto un ragusano di 64 anni pensionato, colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari perchè responsabile del reato di atti sessuali con minorenni in danno di una ragazza minore di 14 anni.
Le indagini condotte dalla sezione «specializzata» della Squadra Mobile, un polo investigativo permanente di riferimento per la tutela anche dei minori, hanno dimostrato che l’abuso sessuale può avvenire ovunque, anche di giorno, alla fermata dell’autobus, in un aula scolastica, per strada, e perfino dentro la propria casa.
Nelle pieghe di una società spesso ignara di se stessa, dove cioè può consumarsi una tragedia anche dentro la propria casa e tu neanche te ne accorgi, accadono fatti orribili.
Infatti, teatro della turpe vicenda era l’abitazione della vittima, dove l’indagato era solito recarsi approfittando del fatto di essere un amico di famiglia .
Purtroppo le problematiche collegate agli abusi sessuali nei confronti dei più deboli, minori di 14 anni in questo caso, negli ultimi tempi hanno assunto connotazioni e dimensioni sempre più grandi, anche sotto il profilo della sicurezza pubblica. La degenerazione oggi più nota in tema di violenza contro le donne è costituita proprio dal fenomeno dell’abuso sessuale, un aspetto inequivocabile della fine del rispetto umano e della difesa dei deboli, dei bambini e delle giovani donne in particolare.
L’efficace interazione tra la Procura della Repubblica di Ragusa , nella persona del Sostituto Procuratore Monica Monego e la Squadra Mobile, ha permesso di svelare la squallida vicenda e l’esito dell’azione investigativa è stato posto a fondamento del provvedimento restrittivo emesso dal GIP presso il Tribunale di Ragusa Giovanni Giampiccolo.
Ricevuto l’ordine di custodia cautelare richiesta dal pm Monica Monego e firmata dal gip Giovanni Giampiccolo, i poliziotti sono andati presso l’abitazione del pensionato per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. «Mandarlo in carcere- ammette Francesco Marino- sarebbe stato come spedirlo al macello». Perché per questi reati compiuti su minori il «tribunale» di qualsiasi carcere emette sentenze senza processi e senza appelli, che si scontano nel chiuso di una cella dove nessuno vuol vedere né sentire ciò che accade. Quando ha visto i poliziotti, l’uomo ha capito, s’è mostrato appena appena contrariato, ma nulla di più. Non può più andare fuori di casa, né recarsi presso la ragazza che «amava». Deve affrontare un processo per abusi sessuali nei confronti di minorenne. Secondo gli inquirenti, non ci sarebbe stata congiunzione carnale.
Il racconto del dirigente della Mobile è straziante. Come il contenuto della lettera che la ragazza ha spedito all’insegnante, in quelle righe dove confessava il suo totale disamore per la vita, di essere attratta dalla bottiglia di acido muriatico che teneva in casa e di avere paura di fare la stessa fine di Sarah Scazzi. Per fortuna non c’è stato il tempo. E’ arrivata per prima la professoressa della ragazza, poi la Polizia, psicologhe e assistenti sociali che hanno messo la parola fine a questa squallida storia di degrado morale, che purtroppo non risparmia né i ceti altolocati ad altissimi livelli, né una modesta e onesta famiglia di agricoltori come quelle della vittima e dell’imputato.
/p>