La Corte d’Appello: “Quel matrimonio di Ragusa non si doveva fare”

Sentenza choc della Corte d’Appello di Catania che ha accolto il ricorso del pubblico ministero ragusano dopo che il Tribunale del capoluogo ibleo consentito che si celebrassero le nozze tra Egentian ed Eugenia, lui albanese, lei ragusana nel mese di aprile del 2010.

I pareri degli esperti sono discordanti. Per qualcuno sarebbero annullabili. Ma chi potrebbe chiedere l’annullamento? La ragazza, ma sembra fuori discussione, dato che ha fatto di tutto per unirsi al giovane che amava. Potrebbe chiederlo il pubblico ministero, che ha presentato ricorso contro la decisione dei giudici del Tribunale di Ragusa. Ma anche su questo non c’è un accordo. Su una cosa gli esperti concordano: si tratta di un caso assolutamente unico. Più complicata dei promessi sposi, la storia di Egentian ed Eugenia, lui albanese, lei ragusana. La loro storia era balzata agli onori della cronaca quando nell’aprile dello scorso anno il Comune era stato “costretto” a sposarli per via di una sentenza del Tribunale. L’ufficiale di stato civile, infatti, aveva rifiutato di celebrare le nozze per problemi legati al permesso di soggiorno del giovane. La coppia si era rivolta ai giudici che avevano ordinato al Comune di dar corso all’unione. Una sobria festa nell’aula consiliare con tanto di auguri del primo cittadino. Una festa, però, durata poco, perché, come detto, il pubblico ministero, sin da subito contrario alla decisione dei tre giudici, ha deciso di ricorrere in Appello contro la decisione. Secondo il legale della coppia, l’avvocato Michele Maiellaro del Foro di Foggia, si tratta di un diritto ormai acquisito visto che il Comune ha dato spontanea esecuzione alla decisione del Tribunale, avendo proceduto alla celebrazione delle nozze prima della fine del termine per la proposizione del reclamo. Il Tribunale etneo, poi, ha dato ragione al Comune di Ragusa. Oltre a pronunciarsi sulla richiesta del pubblico ministero, infatti, i magistrati di Catania hanno contestualmente rigettato il ricorso della coppia che, oltre a chiedere la celebrazione delle nozze, domandava un risarcimento per il “rifiuto” inizialmente opposto dal Comune, considerandolo un trattamento discriminatorio. Per i giudici di Catania, così come già avevano affermato quelli di Ragusa, non c’è stata discriminazione. Il no alla celebrazione delle nozze era stato dato in seguito alle restrizioni apportate con il decreto sicurezza e riguarda l’unione tra la giovane ragusana ed il ragazzo albanese. Il 23 febbraio dello scorso anno, dopo avere fatto regolarmente le pubblicazioni, dovevano celebrarsi le nozze tra i due giovani. Sala prenotata, invitati già pronti insieme ai testimoni, sposi ormai proiettati verso il fatidico “sì”. E’ invece arrivato un “no” da parte dell’ufficiale di stato civile del Comune. Si è passati, quindi, in Tribunale, con la decisione del 16 aprile di far celebrare le nozze. In Comune si è subito dato corso a quella sentenza, con l’unione dei due giovani. Il 13 gennaio di quest’anno l’udienza e, qualche giorno fa, si è conosciuto l’esito. L’avvocato Maiellaro, una volta acquisite le carte della Corte d’Appello di Catania, presenterà ricorso per Cassazione.

L’antefatto

Più complicata dei promessi sposi, la storia di Egentian ed Eugenia, lui albanese, lei ragusana. La loro storia era balzata agli onori della cronaca quando in aprile il Comune era stato “costretto” a sposarli per via di una sentenza del Tribunale.
L’ufficiale di stato civile, infatti, aveva rifiutato di celebrare le nozze per problemi legati al permesso di soggiorno del giovane. La coppia si era rivolta ai giudici che avevano ordinato al Comune di dar corso all’unione. Una sobria festa nell’aula consiliare con tanto di auguri del primo cittadino. E però tutto torna in discussione. Il motivo? Il pm, sin da subito contrario alla decisione dei tre giudici, ha deciso di ricorrere in Appello contro la decisione.
L’udienza è fissata per il prossimo 13 gennaio. Ma c’è il rischio che il matrimonio possa essere “annullato”?
Secondo il legale della coppia, l’avvocato Michele Maiellaro del Foro di Foggia, si tratterebbe di un diritto ormai acquisito visto che il Comune ha dato spontanea esecuzione alla decisione del Tribunale, non proponendo alcun reclamo. In ogni caso occorre attendere cosa dirà la Corte d’Appello.
La vicenda era già diventata un caso nazionale, ma questo ulteriore tassello potrebbe creare davvero un precedente. Il Comune si è costituito in giudizio contro il decreto del Tribunale di Ragusa, rappresentando la propria posizione. A Palazzo dell’Aquila la costituzione in giudizio sarà utile anche contro il ricorso presentato dalla coppia che, oltre a chieder la celebrazione della nozze, domandava un risarcimento per il “rifiuto” inizialmente opposto dal Comune, considerandolo un trattamento discriminatorio. Un vero e proprio rebus sarà l’udienza del 13 gennaio, con le parti tese ciascuna a difendere la bontà della propria posizione. Il no alla celebrazione delle nozze era stato dato in seguito alle restrizioni apportate con il decreto sicurezza e riguarda l’unione tra la giovane ragusana ed il ragazzo albanese.
Il 23 febbraio scorso, dopo avere fatto regolarmente le pubblicazioni, dovevano celebrarsi le nozze tra i due giovani. Sala prenotata, invitati già pronti insieme ai testimoni, sposi ormai proiettati verso il fatidico “sì”. E’ invece arrivato un “no” da parte dell’ufficiale di stato civile del Comune. Si è passati, quindi, in Tribunale, con la decisione del 16 aprile di far celebrare le nozze. In Comune si è subito dato corso a quella sentenza, con l’unione dei due giovani. Il “sì” è arrivato, quindi, ma per esclamare il fatidico “vissero felici e contenti” occorrerà aspettare ancora un po’.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa