L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…… di DIRETTORE. MA I POLITICI QUANDO PARLANO DI BENE COMUNE COSA INTENDONO?

Certamente la vita pubblica è sempre a rischio. Due parole vorrei spendere su una questione che spesso nella vita di una nazione, di una regione, di una provincia e di una città, rimbalza sulla bocca di chi fa politica o dei pubblici amministratori con enfasi retorica, più che come vera e autentica esigenza da ricercare. La questione è legata alla seguente domanda : ma cosa si intende per bene comune?
Nella comunicazione politica si parla spesso di ‘bene comune’. Se tuttavia nell’accezione popolare il bene comune è inteso come un “bene condiviso” da tutti i componenti della società, nell’ambito politico o di discipline come l’etica, la filosofia, la giurisprudenza, la religione, il termine viene inteso con prospettive interpretative che non sono univoche.
L’espressione “bene comune” è il risultato di due parole: bene e comune. Bene indica un insieme di cose desiderate per sé e per gli altri in quanto facilitano l’esistenza individuale e collettiva. Comune, dal latino “cum – munus” , sta a significare un compito adempiuto insieme.
Il bene comune è dunque l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi come ai singoli membri di una città di raggiungere il benessere e il progresso culturale, spirituale, morale ed economico di tutti, non lasciando indietro nessuno. Ma i politici, quando parlano di bene comune, pensano a tutto questo? Se, poi, il bene comune è ciò che vogliono tutti, ossia schieramenti di destra , di centro e di sinistra, maggioranza e opposizione, come mai si fa tanta fatica a raggiungerlo? Perché ci si divide, si mettono ostacoli, si stenta a realizzarlo? E come mai il cittadino, nonostante spesso si renda conto che l’affermazione secondo cui si fa politica per il bene comune è una finzione, continua a premiare chi è artefice di quest’inganno? Forse che anche il cittadino cerca, in fondo, solo il suo bene personale, i propri privilegi che magari un politico o uno gruppo gli può concedere , per cui non gli interessa nulla che venga fatto il bene di tutti? Sono domande che lascio alla riflessione dei miei lettori.
Certo è, a questo punto, che il bene comune non è compito solo dei politici e degli amministratori, ma anche della famiglia, della scuola, delle istituzioni sociali e religiose, del mondo dell’informazione, delle realtà sindacali e culturali e, in ultima analisi, di ognuno di noi. Di esso, insomma, tutti insieme siamo responsabili a vari livelli e con ruoli e responsabilità diversi. Se è vero che tutti desideriamo il bene comune, ognuno di noi si impegni a fare la propria parte, anziché alzarsi la mattina e cominciare a dare colpe a tutti tranne che a se stesso. La civiltà del ben- essere (si badi al trattino ) è opera di tutti insieme. Sogni? Utopia? Quelli che hanno sognato e hanno pagato di persona sono stati sempre seme di vero bene. Peccato che la società continui ancora oggi a piangerli, ipocritamente, dopo che sono stati eliminati.

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